All’esame della Camera dei Deputati oggi c’è il decreto lavoro del ministro Poletti. Discussione cominciata già stamattina e che si prevede possa continuare per buona parte della giornata. Proprio per questo, il timore che il punto successivo all’ordine del giorno – ovvero il voto (a scrutinio segreto) sulla richiesta di arresto per il deputato del Pd messinese, Francantonio Genovese – possa slittare alle prossime sedute.
Un rischio che ancora non ha conferma e che rinvia comunque di poche ore un esito che sembra inevitabile per Genovese. La Giunta per le autorizzazioni a procedere presieduta da Ignazio La Russa, il 7 maggio scorso, non senza un colpo di scena inatteso ha dato il via libera alla richiesta di arresto presentata dal gip del Tribunale di Messina, Giovanni Di Marco, che accusa Genovese, fra le altre cose di associazione a delinquere finalizzata al peculato, truffa aggravata, riciclaggio, falso in bilancio, reati finanziari contro la pubblica amministrazione, nell’inchiesta sui corsi d’oro della formazione professionale a Messina.
Il relatore di maggioranza, Antonio Leone, esponente di Ncd aveva presentato le risultanze della sua analisi sui 16 faldoni inviati dalla procura di Messina concludendo con una bocciatura della richiesta di arresto. E’ toccato ad un deputato democratico, Franco Vazio in commissione sovvertire gli esiti della relazione, contestandone le conclusioni e annunciando il voto favorevole del gruppo del Pd in commissione, il più numeroso. Il risultato finale del voto, dunque è stato di 12 voti favorevoli all’arresto, provenienti dal Pd, Sel e M5S, e cinque contrari con l’astensione del presidente La Russa e l’assenza al voto di Leone. Quest’ultimo è stato sostituito da Vazio che in aula alla Camera dovrà spiegare ai deputati di Montecitorio i passaggi dell’inchiesta messinese che hanno portato i deputati in giunta a ritenere credibile la richiesta di arresto.
Ma i tempi potrebbero slittare per l’esame del dl governo in corso a Montecitorio. Certo è che Francantonio Genovese non sarà presente in aula. È a Messina ad attendere l’esito del voto che appare ai più scontato vista la posizione espressa dal Pd e soprattutto ad attendere che la polizia giudiziaria bussi alla sua porta per eseguire il provvedimento di custodia cautelare del gip Di Marco. E i tempi dovrebbero essere immediati. Il precedente c’è: alla Camera il 20 luglio del 2011 i carabinieri attesero proprio fuori Montecitorio il deputato del Pdl, Alfonso Papa coinvolto nell’inchiesta sugli affari della P4, e lo arrestarono subito dopo il voto dell’aula.