Un sistema di estorsioni e truffe nel profondo Sud, a Gela, in Sicilia dove un’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta ha portato all’arresto di otto persone tra cui quattro carabinieri, uno dei quali è stato rinchiuso in carcere mentre gli altri sono tutti ai domiciliari. Devono rispondere, a vario titolo, di concorso esterno in associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata dalle finalità mafiose, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio, accesso abusivo a sistema informatico, millantato credito, truffa ed altri reati. A un nono indagato è stato imposto l’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria.
I provvedimenti cautelari, firmati dal Gip di Caltanissetta, scaturiscono da un’inchiesta della Dda originata dalle dichiarazioni di un pentito del clan di Gela guidato dal boss Giuseppe Alferi, che pianificava ritorsioni contro gli imprenditori che si ribellavano al racket. Dalle indagini sono emerse le condotte illecite dei quattro militari dell’Arma, tre di quali ancora in servizio; ad uno solo di loro, risultato in rapporti diretti con l’organizzazione, viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa.
In particolare gli inquirenti avrebbero accertato una serie di estorsioni ai danni di un imprenditore gelese, anche lui colpito dal provvedimento. Quest’ultimo, infatti, avrebbe a sua volta svolto attività di corruttela per acquisire informazioni riservate, mediante la visione di fascicoli d’ufficio e l’accesso abusivo alle banche dati. Gli inquirenti contestano inoltre l’attività di recupero crediti e di vigilanza ai beni aziendali, in cambio di favori ed utilità economiche; false dichiarazioni testimoniali e millantati crediti, nell’ambito di procedimenti penali inerenti sinistri stradali e vertenze di lavoro, per agevolare l’acquisizione di certificazioni amministrative presso gli uffici giudiziari locali.