Un maxi sequestro da 1,6 milioni di euro quello che ha colpito il faccendiere romano Paolo Oliverio, arrestato lo scorso novembre per la maxitruffa ai danni dei Padri Camilliani e anche per un sequestro di persona organizzato per garantire l’elezione di padre Renato Salvatore, finito anche lui al fresco.
I beni sequestrati sono appartamenti di pregio e locali commerciali tra Roma, Montalcino e Buonconvento, in provincia di Siena. All’appello però alle casse dei Padri Camilliani mancano oltre 10 milioni di euro: secondo il giudice per le indagini preliminare del Tribunale di Roma, questi beni costituiscono il presunto reinvestimento delle somme indebitamente sottratte ai frati.
Oliverio ha ammesso di essersi appropriato di tre milioni ai danni dall’ospedale di Santa Maria della Pietà di Casoria. I rimborsi che il Servizio sanitario nazionale versava nelle casse dell’ospedale campano, in realtà confluivano in alcune società riconducibili a Oliverio.
La Fiamme gialle hanno monitorare questi flussi e sono riusciti a individuare gli immobili dell’uomo, intestati fittiziamente a società con “teste di legno”. Le indagini sono state coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia insieme alla Procura e al Gico di Roma.
Intanto i Camilliani hanno convocato per la metà di giugno (15-21) un Capitolo generale straordinario per riflettere sulle vicende che in questi mesi hanno scosso l’ordine e per eleggere il nuovo superiore generale. A parte la vicenda finanziaria, l’ordine era stato sconvolto anche dall’arresto del superiore, padre Renato Salvatore, che aveva fatto sequestrare due sacerdoti a lui non favorevoli, per impedire loro di partecipare alla elezione. Nel giro di un mese ci saranno i nuovi vertici.