Riccardo Viti è stato colpito con un manico di scopa lanciato da un detenuto, mentre gli agenti trasferivano l’omicida in isolamento. L’uomo, in carcere con l’accusa di avere ucciso la prostituta romena a Firenze, non ha riportato ferite. Sembrerebbe che l’artigiano accusato di violenza su diverse donne non sarebbe ancora uscito di cella nè per consumare i pasti nè tanto meno per lavarsi.
Il lancio di un manico di scopa contro Viti sembra avere un significato molto più profondo della semplice aggressione. Infatti è con oggetti come questo che lo stupratore violentava in modo sadico e violento le sue vittime fino alla morte di Andreea Cristina Zamfir il 5 maggio scorso.
Gli inquirenti hanno trovato nell’abitazione di Viti manici di scopa e una sorta di vanga utilizzata per violentare le prostitute conosciute in strada. In carcere lo stupratore è sottoposto ad un regime di “grande sorveglianza”, un regime di detenzione all’interno della sezione di isolamento in cui la polizia penitenziaria controlla in modo più frequente i detenuti che potrebbero compiere gesti di autolesionismo oppure che siano aggrediti da altri detenuti.
Da quanto si apprende, Viti sembra essere impaurito e terrorizzato al punto di non essere mai uscito dalla sua cella di isolamento, dove è detenuto insieme ad altri criminali che, secondo una sorta di legge non scritta, vengono tenuti lontani dagli altri detenuti perché si sono macchiati di reati come la violenza sessuale e la pedofilia.