Sono le regioni del Sud, quelle dove è più “scarsa e inadeguata” l’offerta di servizi e occasioni educative e formative per bambini e adolescenti: largamente insufficienti gli asili nido, solo per il 2,5 per cento dei bambini in Calabria, e le scuole a tempo pieno (garantito solo nel 6,5 per cento delle scuole primarie della Campania). Meno di un terzo dei minori fa sport. I libri e l’arte occupano il tempo libero di pochi: appena il 16% dei minori campani ha visitato un monumento nell’ultimo anno, e ancora meno i ragazzi in Calabria, il 12 per cento. Alto e allarmante è il tasso di dispersione scolastica. È una situazione che Save the Children, nel primo rapporto “La Lampada di Aladino – L’Indice per misurare le povertà educative e illuminare il futuro dei bambini in Italia”, definisce di “povertà educativa”.
Una mancanza di opportunità che si somma e alimenta la povertà economica che colpisce già un 1 milione di minori in tutta Italia. La situazione è più grave e diffusa al Sud, ma perfino Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Emilia Romagna, le regioni italiane più “ricche” di servizi e opportunità educative per bambini e adolescenti, non reggono il confronto con l’Europa: nessuna regione italiana è in linea con alcuni obiettivi europei quali, per esempio, la copertura degli asili nido che dovrebbe essere del 33 per cento (nella fascia di età 0-2 anni), ma arriva a stento al 26,5 per cento in Emilia Romagna. E, per dire, la dispersione scolastica, che ha numeri altissimi in Campania e Sicilia (22 e 25,8 per cento), arriva anche in Valle d’Aosta al 19 per cento (l’Ue ha posto obiettivo del 10% al 2020).
In Campania, regione maglia nera nella classifica di Save The Children, risulta grave “la penuria dei servizi per la prima infanzia”. Sono appena 2,8 i bambini su 100 (nella fascia di età 0-2 anni) quelli presi in carico dagli asili pubblici campani, fa peggio la Calabria con 2,5, e si registrano valori bassi anche in Puglia (4,5 per cento), Sicilia (5,3 per cento), Basilicata (7,3 per cento), Abruzzo (9,5 per cento). Il tempo pieno a scuola è garantito solo nel 6,5% delle scuole primarie della Campania e nel 15,3 per cento di quelle secondarie di primo grado; in Puglia rispettivamente nell’11,7 per cento e 12,3%, in Sicilia 7,1 per cento e 22 per cento e in Molise, fanalino di coda (5,4% e 5,1%). Ma non raggiunge in nessuna regione italiana la soglia del 50%; la Lombardia la sfiora con il 47 per cento e la Basilicata ha “performance” migliori rispetto al resto del Sud col 43,4% e 40,5% di tempo pieno alle elementari e medie. Ma la deprivazione educativa non si limita solo alla scuola e riguarda anche gli altri ambiti di vita dei minori: meno di 1/4 i bambini e gli adolescenti in Campania che fa sport continuativamente, il 31,2% in Puglia, il 32% circa in Calabria e Sicilia, a fronte del 61,6% in Valle d’Aosta.
Dal lato opposto della classifica il Friuli Venezia Giulia – che secondo l’Indice di povertà educativa di Save the Children è la regione con la più “ricca” per i minori – spicca per numero di bambini che legge (il 75,7% ha letto almeno un libro nell’ultimo anno), che fa sport (il 56%), per livelli di dispersione scolastica (11,4%) vicini alla soglia della media Ue, edifici scolastici mediamente in buone condizioni (il 73,2% delle scuole ha certificato di agibilità). Una buona diffusione del servizio di mensa si registra in Lombardia (il 73% dei principali istituti garantisce il servizio, anche se si rilevano gravi criticità in alcuni comuni) insieme al tempo pieno che viene assicurato nel 47% delle scuole primarie. L’Emilia Romagna è prima per copertura di nidi pubblici (26,5%) e tra le prime per partecipazione al teatro dei ragazzi (ci sono stati nell’ultimo anno il 38,7%) e pratica sportiva (57,8%).
“Finora ci si è occupati soprattutto della povertà economica dei bambini e adolescenti, partendo dal dato eclatante di un milione di minori che vivono in povertà assoluta. Ma esiste una povertà altrettanto insidiosa e sottovalutata che è la povertà educativa, su cui Save the Children vuole portare l’attenzione di tutti con la campagna Illuminiamo il Futuro”, dice Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, che si rivolge al governo per provvedimenti specifici contro la crisi dell’istruzione e dell’educazione. “Intendiamo – continua Valerio Neri – appellarci al governo affinché siano messe in atto alcune misure cruciali per contrastare la povertà educativa”, come l’Anagrafe scolastica con informazioni sull’iter educativo e familiare del minore; fare investimenti mirati nelle aree in maggiore povertà educativa e con i più alti tassi di dispersione scolastica, garantire il tempo pieno e servizio mensa per tutti.
Sull’edilizia scolastica e la sicurezza, “il governo prosegua nell’impegno intrapreso definendo con chiarezza un piano efficiente di riordino dell’edilizia scolastica”, infine, “nelle zone caratterizzate da criticità e forti marginalità Save the Children propone di istituire aree ad alta densità educativa sul modello delle zones d’éducation prioritaires francesi, che permettano di armonizzare, in un quadro unico, le iniziative già esistenti”. L’organizzazione lancia la campagna “Illuminiamo il Futuro”: 3 settimane di sensibilizzazione e raccolta fondi per i primi ‘Punti Luce’ in aree caratterizzate dalla scarsità di servizi. Si tratta di centri “ad alta densità educativa” in quartieri disagiati, dove studiare, giocare, avere accesso ad attività sportive, culturali e creative.
Bambini e adolescenti in condizioni accertate di povertà, saranno sostenuti da una ‘Dote Educativa’, un piano formativo personalizzato per l’acquisto di libri e materiale scolastico, l’iscrizione a un corso di musica o sportivo, la partecipazione ad un campo estivo. Save the Children ha inaugurato già i primi Punti Luce a Bari, Gioiosa Ionica, Catania, Palermo e Genova, ed entro fine 2014 Save the Children prevede di arrivare a 10 centri, con aperture a Napoli, Roma, Torino, Milano, e di assegnare 1.500 doti educative.