Per affrontare un concorso pubblico bisogna prepararsi nel migliore dei modi. Studiare, memorizzare, approfondire gli argomenti oggetto della prova. Per il candidato, la giusta concentrazione ed una buona dose di sangue freddo sono determinanti, per non perdere la concentrazione e centrare l’obiettivo.
In Italia le possibilità di vincere un concorso pubblico sono ben poche. I concorsi sono sporadici, i posti disponibili esigui, i candidati moltissimi. Insomma, uscirne vittoriosi è davvero dura. Un antico adagio recita “aiutati che Dio ti aiuta”, e c’è chi avrebbe preso la saggezza popolare alla lettera.
Tanto da aver portato il ministero dell’Istruzione e la Procura di Milano ad aprire un’inchiesta per vederci chiaro e accertarsi se è vero che il figlio di un ex rettore universitario abbia barato al concorso tenutosi a febbraio nel capoluogo lombardo per l’abilitazione al ruolo di professore universitario in Letteratura moderna e contemporanea.
Protagonista della vicenda un aspirante docente siciliano, Dario Tomasello, figlio del più noto Francesco, ex rettore dell’Università di Messina. Dario Tomasello ha vinto il concorso a Milano sbaragliando la concorrenza ma uno dei candidati sconfitti ha presentato ricorso accusandolo di plagio.
A finire sotto inchiesta, quelle tre pubblicazioni risalenti agli ultimi anni che i candidati hanno presentato. Quelle di Tomasello sono state ritenute eccellenti, tanto che la commissione esaminatrice si è congratulata per l’alto valore letterario degli scritti. Per il candidato che lo accusa però, quei brani altro non sarebbero che un banale assemblaggio – spesso intere pagine, punteggiatura compresa – dei libri del critico letterario Giuseppe Amoroso.
Il caso ha voluto che quest’ultimo, oggi in pensione, sia stato docente proprio all’Università di Messina, tanto del vincitore quanto del perdente, che conoscendo benissimo le pubblicazioni di Amoroso non ha avuto difficoltà a scovare la scopiazzatura.
Dario Tomasello si professa innocente, definisce “infamante” l’accusa nei suoi confronti, giura d’aver sempre agito con “correttezza e professionalità” e ha dato mandato al proprio avvocato affinché tuteli il suo decoro “personale e accademico”.
Profondamente rammaricato da quanto accaduto l’anziano critico letterario, che alla stampa mostra stupore per la ‘disattenzione’ della commissione esaminatrice. Pur non volendo dare giudizi sulla vicenda, Amoroso dice: “Siccome da quel che ho avuto modo di leggere c’è stato una reale unione, un prendere pagine e ancora pagine modificando al più il nome di un autore con un altro autore, insomma semplicemente mettendo, faccio un esempio, un Brancati lì dove v’era un Tecchi, allora mi domando come davvero non abbiano trovato gli errori. Visto che non sono testi lineari che scorrono, che non c’è uno sviluppo armonico nella narrazione, ed è evidente”.
Sarà adesso la magistratura a doversi pronunciare. Di fatto, questa faccenda non depone a favore della immagine dell’ateneo messinese, dove il criterio meritocratico non sempre è stato al centro della carriera studentesca ed accademica.
Basti pensare che lo scorso febbraio il Gup di Messina Daniela Urbani ha rinviato a giudizio l’ex rettore Francesco Tomasello e altre sei persone con l’accusa di concussione, peculato, abuso d’ufficio e falso. Avrebbero truccato un concorso alla Facoltà di Farmacia.