Si è conclusa nella tarda serata di martedì la discussione generale sul decreto lavoro nell’Aula del Senato. La seduta è stata riconvocata per mercoledì alle 9:30 ed è molto probabile, secondo quanto si apprende, che il governo chieda il voto di fiducia sul provvedimento.
Ieri la Commissione di Palazzo Madama ha dato il via libera al pacchetto di otto emendamenti presentati dal Governo stesso per apportare quelle modifiche necessarie al testo per ritrovare l’accordo con il Nuovo Centrodestra che, dopo la prima approvazione alla Camera dei deputati, aveva annunciato battaglia al secondo passaggio parlamentare. Tra le novità più criticate, la fine dell’obbligo d’assunzione ma la previsione di sanzioni pecuniarie per le aziende che sforano il tetto dei precari.
“Gli 80 euro in più in busta paga sono soltanto l’antipasto“, ha detto ieri il premier Matteo Renzi. “Le coperture sia per il 2014 che per il 2015 ci sono“, ha aggiunto il ministro per l’Economia, Pier Carlo Padoan. “Bene nel lungo termine il bonus – ritiene l’Ue. – Ma l’Italia cresce poco”, afferma Bruxelles.
Intanto, uno dei temi “caldi” è l’accordo sulle riforme. Oggi in commissione Affari costituzionali al Senato il Governo spera di incassare un primo via libera al suo testo base del ddl costituzionale. Il governo vorrebbe far adottare il testo Boschi così com’è, per poi discutere le modifiche. Ma la minoranza del Pd, Ncd, Lega e Forza Italia non si fida e chiede garanzie formali. “Voler cambiare non è autoritarismo”, afferma Renzi.
Il timore è che un eventuale voto sul testo del Governo possa portare a conseguenze piuttosto gravi per l’esecutivo Renzi. Alcuni senatori della maggioranza, infatti, paventano il rischio della “quota 13” cioè il governo potrebbe andar sotto sul suo ddl con solo 13 voti a favore rispetto ai 15 previsti.