Riflettori puntati stasera al San Paolo, dove si gioca Napoli-Cagliari. Non verranno indossate dalla curva le 30 mila magliette con scritto “Speziale libero”, la stessa che portava il capo ultrà Genny a’ carogna la sera della finale di Coppa Italia a Roma. Il dietrofront arriva dopo che la vedova di Filippo Raciti, l’agente ucciso nel 2007 durante gli incidenti davanti allo stadio di Catania, ha chiesto che non venisse giocata la partita qualora i tifosi del Napoli avessero indossato allo stadio le magliette “pro Speziale”.
Appena diffusasi la notizia la Questura di Napoli ha avvisato in un comunicato i tifosi che non saranno tollerati comportamenti irrispettosi. “In occasione dell’incontro di calcio Napoli-Cagliari che si disputerà presso lo stadio San Paolo, la Questura di Napoli esorta i supporter partenopei a tenere comportamenti corretti e rispettosi del Regolamento d’uso dell’impianto. La Questura precisa che eventuali esposizioni all’interno dello stadio di cartelli, striscioni, stendardi, emblemi, magliette, materiale stampato dai contenuti offensivi o comunque intolleranti che incitano alla violenza darà luogo all’ordine di non avvio ovvero di sospensione dell’incontro di calcio, oltre a determinare l’adozione di provvedimenti Daspo nei confronti di singoli responsabili, che saranno individuati anche grazie al sistema di videosorveglianza attivo all’interno dell’impianto sportivo”.
Nel merito della questione la vedova Raciti aveva detto a Radio 24: “È una vergogna, sentire anche questo”, ha affermato Marisa Grasso a “24 Mattino” su Radio 24. “A questa notizia dovrebbe dare una risposta il presidente del Consiglio…Chiudete, non fate giocare, basta. Uno Stato forte prende delle misure forti, non è essenziale una partita di calcio, se ne può fare anche a meno. Ognuno sta a casa sua e si evitano problemi, vabbè c’è una perdita economica ma non è colpa mia. Un lavoro non può creare così tanti problemi, il lavoro deve rendere a una persona dignità perché porta onestamente a casa i soldi, ma alcuni lavori tolgono serenità a chi dovrebbe svolgere un servizio che dovrebbe garantire sicurezza ai cittadini. Questa delle magliette, invece, è la risposta che incassa lo Stato”. “Se lo Stato fosse forte – ha aggiunto Marisa Grasso – queste cose non sarebbero accadute. Io purtroppo mi aspetto che oltre a mio marito, che avrei voluto fosse l’unico sacrificio, ci siano altri Filippo Raciti. Lo Stato è debole, aspettiamoci di tutto”. “Questo Speziale, che io non nomino mai, è un assassino e uno spacciatore di droga. È un mercante di morte. Questo si pubblicizza”.
Poi la vedova Raciti è tornata sugli scontri di sabato all’Olimpico: “Questo Genny ‘a Carogna non ha nessun diritto di parola sulla vicenda di mio marito, può parlare solo dei suoi fatti personali. Io ho chiesto giustizia in un’aula di tribunale presenziando ogni giorno per sei anni. E ho saputo la verità, non c’è nessun dubbio sulla vicenda giudiziaria. Due persone sono state condannate per omicidio fino alla Cassazione. In più, mentre era in attesa di giudizio, Speziale aveva la piena libertà di poter parlare e lo hanno arrestato i colleghi di mio marito per spaccio di droga. Non parliamo di sante persone ma di persone mai pentite. Questa cosiddetta ‘Carogna’ che non è mai venuto in tribunale non può indossare una maglietta con quella scritta”.
Infine, ha lanciato un appello alle istituzioni: “Le telefonate di solidarietà mi stanno bene, ma io attendo risposte. Va bene che si faccia una nuova legge, forse dovremmo parlare della violenza degli stadi come di una nuova forma di terrorismo, il terrorismo da stadio. Comunque è un problema da sconfiggere, le risposte le vogliamo tutti, non solo io”.