La Juventus è campione d’Italia. Senza nemmeno scendere in campo i bianconeri si aggiudicano matematicamente il trentesimo scudetto della loro storia, quello che vuol dire ufficialmente terza stella sulle maglie dalla prossima stagione.
La pesante sconfitta della Roma a Catania, un 4-1 che non ammette repliche, sancisce ufficialmente una vittoria ormai scritta. La squadra guidata con sicurezza da Antonio Conte si è dimostrata un vero e proprio schiacciasassi.
In testa consecutivamente dalla tredicesima giornata, con il traguardo dei 100 punti a portata di mano, conquista il terzo alloro della gestione Conte in tre anni. Non accadeva dai tempi della grande squadra del quinquennio, guidata in panchina da Carlo Carcano e capace di vincere cinque scudetti tra il 1930 e il 1935.
Trenta le vittorie su 35 partite giocate, solo 3 pareggi e due sconfitte. Sono numeri che danno la misura del dominio bianconero. Un dominio che sembrava potesse essere messo in discussione dalla partenza sprint della rinnovata Roma di Rudi Garcia.
Le vittorie stentate con Verona e Chievo, la sconfitta in rimonta a Firenze sembravano avere restituito una Juve più umana, a un livello alla portata dei suoi avversari.
Si è rivelata una mera illusione. La squadra di Conte ha ricominciato, proprio dopo la sconfitta di Firenze, a macinare gioco e punti. Trascinata da Carlos Tevez, il vero protagonista di questa stagione, ha prima agganciato e poi superato la Roma per non lasciare più la vetta del campionato.
E proprio l’argentino è stato quel bomber capace di fare la differenza mancato nelle scorse stagioni. Con tutta probabilità l’Apache supererà le 20 reti realizzate in campionato. L’anno scorso i bomber principi della squadra furono Vidal e Vucinic con 10 reti ciascuno. Altri numeri che sintetizzano quanto determinante sia stato l’apporto dell’argentino.
Formidabile la coppia formata con Llorente. Lo spagnolo, arrivato tra tanto scetticismo, ha saputo conquistarsi il suo spazio portando in dote un buon bottino di reti. Adesso è l’idolo dei tifosi che hanno trovato nbel Re Leone un giocatore grintoso e che non si arrende mai, così come è sempre stata questa Juventus.
Tra i protagonisti non possono mancare il capitano Gigi Buffon, tornato su livelli Mondiali; Barzagli, Bonucci e Chiellini, trio difensivo grintoso ed elegante alo stesso tempo; e quel centrocampo grandioso formato da Vidal, pirlo, Pogba, Marchisio e Asamoah, con Lichtsteiner abile a fare la spola tra difesa e mediana.
Pirlo è stato il classico regista che tutti conosciamo. L’architetto di una squadra che gioca ormai a memoria. Pogba è la gioventù, l’irruenza, la voglia di dimostrare di essere un campione in divenire. Vidal è il centrocampista moderno, colui il quale sa garantire copertura e presenza in avanti, geometrie e gol. Bastone e carota, insomma. Marchisio ha vissuto una stagione altalenante. Spesso fuori per scelta tecnica, ha saputo mettersi al servizio della squadra risultando determinante quando chiamato in causa.
Un collettivo meraviglioso, con solisti capaci di fare la differenza. L’obiettivo per l’anno prossimo adesso diventa l’Europa, soltanto sfiorata quest’anno. Per dimostrare di poter essere grandissimni anche fuori dai confini nazionali.