Annamaria Franzoni, che sta scontando 16 anni di condanna per l’omicidio del figlio Samuele, il piccolo trovato morto nella casa di Cogne, si racconta durante uno degli incontri con Augusto Balloni, il professore incaricato di stabilire se possa essere o meno idonea all’ottenimento della detenzione domiciliare: “Sento il bisogno di tornare in quella casa. Non sarà facile, perché è dove Samuele ha vissuto felice e dove è stato ucciso. Non voglio rinnegare quei ricordi, non voglio perderli. Ho voglia di tornare lì, perché stare lontano è come voler dimenticare. Non posso permetterlo. Non è giusto”.
“Ho sempre respirato da mia madre un senso materno molto forte. Lo stesso che ho io, perché sento come priorità, come donna, la famiglia – prosegue la Franzoni – non ho mai pensato alla carriera. Quello che mi gratifica di più e mi fa stare bene è tenere la casa, stare con i miei figli, stare con mio marito, fargli trovare quel calore materno di moglie. Penso sia lo scopo della vita. Quello che ho respirato a casa mia è questo: la normalità dei figli, la dedizione”.
Balloni, nella perizia presentata e resa nota durante la puntata di ieri sera, 2 maggio, del format “Quarto grado”, afferma che Annamaria Franzoni presenti “condizioni di pericolosità sociale” e il Tribunale di Sorveglianza di Bologna ha posticipato la decisione di due mesi chiedendo ulteriori approfondimenti.
“Ho mostrato le foto di Samuele perché insinuavano che non fosse sano – conclude – Volevo proteggerlo. Ancora oggi lascio la tomba bianca, senza nome: nessuno sa dov’è per tutelarlo. Ho cercato di difendermi, di difendere la dignità di Samuele”.