Muore giovane chi è caro agli dei. L’aforisma di Menandro, citato da Giacomo Leopardi, non riesce a consolare tutti gli appassionati di Formula uno che dal 1994 vivono l’assenza di Ayrton Senna. L’1 maggio di 20 anni fa il mondo dei motori ha perso colui che, ancora oggi, è il pilota che più è rimasto nel cuore degli appassionati.
La sua figura rimane quella di un campione lontana dal classico ritratto dell’eroe indistruttibile. Non ha mai negato le sue fragilità di essere umano dalla profonda fede in Dio e dalla grande umanità. ma allo stesso tempio era capace di tramutarsi nella più veloce scheggia di lamiere e pistoni che si potesse vedere su un circuito in quegli anni.
Una capacità di domare i cavalli delle sue McLaren che lo portò a vincere tre campionati del Mondo tra il 1988 e il 1991, coniugando un binomio indissolubile. Gli esordi nella Toleman, d’altronde, avevano subito fatto capire che ci si trovava di fronte a uno di quei piloti che nascono ogni 20 anni. Con una scuderia così piccola Senna riuscì a conquistare risultati mai più eguagliati, con il picco del secondo posto nel Gran Premio di Monaco.
Un risultato ottenuto sotto un diluvio torrenziale che mise in evidenza le grandi qualità di pilota capace di domare il maltempo. Gli anni nella Lotus furono propedeutici ai grandi trionfi con la McLaren. La rivalità con Prost, per un certo periodo anche compagno di scuderia, segnò tutto il suo percorso nella Formula uno, dando vita a duelli spettacolari.
Fino a quel primo maggio del 1994. Fino a quella curva maledetta, dove le condizioni di sicurezza non erano poi così scontate. da allora è cambiato molto sotto questo punto di vista, ma certo, dispiace che si debba sempre attendere la tragedia affinché questo accada. Anzi, le tragedie, perché in quel weekend di gara, durante le qualifiche, perse la vita anche l’austriaco Roland Ratzenberger.
Le immagini di quella maledetta gara non smetteranno mai di accompagnare e tormentare tutti gli sportivi di ogni epoca. Senna rappresentava tanto, ben oltre un semplice campione sportivo. Era il simbolo di tutto un popolo che, attraverso le sue imprese, poteva sognare un riscatto. Il suo ricordo è comunque vivo e più presente che mai. E non ci sarà campione che potrà offuscarne la memoria.