Attendono ormai da quasi tre mesi lo stipendio che non viene loro pagato per effetto del ritardo nell’approvazione della finanziaria bis della Regione siciliana ma proprio da quella finanziaria bis che tanto aspettano rischiano di avere una brutta sorpresa.
Il governo della Regione, per far quadrare i conti, si prepara a prevedere per legge i contratti di solidarietà per tutti i 30 mila dipendenti degli enti para regionali. Si tratta di lavoratori di enti ed associazioni, ma anche di teatri, agenzie, enti di sviluppo, consorzi regionali e così via. Dopo il danno, insomma, arriva la beffa.
Per pagare gli 80 euro in più in busta ai redditi bassi attraverso il tagli Irpef il governo Renzi ha previsto una riduzione di risorse che la Regione scarica proprio sugli stessi lavoratori. Dunque ciò che il governo nazionale da con una mano, quello regionale si vede costretto a toglierlo con l’altra, e magari anche con gli interessi visto che il taglio dovuto ai contratti di solidarietà sarà di circa 200/250 euro al mese.
Ma il taglio non è legato solo al dl Irpef di Renzi. La Sicilia, dopo l’impugnativa da parte del Commissario dello stato di due terzi della finanziaria, non è in grado di recuperare risorse sufficienti e dunque un taglio sarebbe arrivato anche senza il decreto Renzi. certo sarebbe stato meno consistente ma sarebbe comunque arrivato.
Se i trentamila dipendenti di teatro, enti e associazioni para regionali non gioiscono, piangeranno proprio, invece, 15 mila precari degli Enti locali siciliani. Per loro la stabilizzazione si allontana sempre di più e c’è il rischio concreto che già da ottobre il loro lavoro si interrompa del tutto.
I Comuni siciliani hanno fatto i conti e dopo aver lanciato l’allarme si dicono del tutto insoddisfatti della reazione della Regione. il problema è duplice e riguarda sia la norma nazionale, ovvero la così detta legge D’Alia dal nome dell’ex Ministro che la promosse, sia la finanziaria regionale nata per risolvere il problema posto da Roma e che, secondo i comuni, lo avrebbe, invece, aggravato.
Andiamo per ordine: la legge nazionale prevede che si possa stabilizzare i precari solo nell’ambito dei posti disponibili e se si è rispettato il patto di stabilità. Due condizioni che in larga parte, i comuni siciliani non hanno ma le stesse amministrazioni non possono rinunciare ai precari o la macchina amministrativa rischia di fermarsi.
La soluzione trovata a Palermo è nella legge finanziaria. Tre anni di finanziamento per prorogare i contratti ai precari e in questo periodo di tempo il loro censimento e la creazione di un albo per le stabilizzazioni. Ma secondo i Comuni questa strada è soltanto fumo negli occhi.
Il finanziamento sarebbe solo sulla carta e mancherebbero almeno 70 milioni di euro già nel 2014. Inoltre i trasferimenti regionali riguardanti i precari sono fermi ad ottobre dello scorso anno. se anche dovessero arrivare tutti i soldi previsti questi finirebbero a settembre 2014.
Per questo motivo i sindaci non hanno firmato i contratti triennali proposti dalla Regione e si rifiutano di procedere alle stabilizzazioni perché in assenza di garanzie di trasferimenti il dissesto sarebbe inevitabile.
In pratica su 18.500 precari ci sono fondi solo per 3000. il tema è al centro di un confronto di oggi a Palazzo d’Orleans che si preannuncia irto di difficoltà. già stamani alla commemorazione di Pio La Torre si è assistito ad un piccolo battibecco fra il sindaco di Palermo nonché presidente dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando ed il presidente della Regione Rosario Crocetta.
Clima teso sia pure fra le battute che prelude ad uno scontro più che ad un confronto. Crocetta non ha gradito la ripetuta richiesta di Orlando di commissariare la Regione per effetto dei suoi bilanci carenti e inadeguati. Una polemica che potrebbe compromettere il confronto fra due esponenti della sinistra siciliana dal carattere difficile.