“Sono innocente. Non capisco, non capisco proprio come questo processo possa andare ancora avanti…”. Queste le parole di Amanda Knox dopo che i suoi difensori le hanno inviato la motivazione della Corte d’assise d’appello di Firenze che ha sancito la condanna per la giovane americana insieme a Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher a Perugia. Sollecito e la Knox si sono sempre proclamati innocenti.
“Io ho detto dall’inizio di questa lunga vicenda che Raffaele e io siamo innocenti dalle accuse contro di noi. Voglio ripetere ancora oggi quello che ho detto nel corso del processo: noi siamo innocenti dall’accusa contro di noi e le recenti motivazioni non cambiano il fatto della nostra innocenza”. Scrive ancora la Knox sul suo blog.
Secondo Amanda “le motivazioni non identificano motivi legittimi per il nostro presunto coinvolgimento in questo terribile crimine”. “Io ora – scrive Amanda – mi focalizzerò sull’appello da presentare alla Corte suprema italiana (la Cassazione, ndr). Resto fiduciosa che i giudici italiani riconoscano ancora la mia innocenza e quella di Raffaele. Voglio ringraziare ancora una volta, dal profondo del cuore, tutti quelli – famiglia, amici e sconosciuti – che ci hanno supportato e creduto alla nostra innocenza”.
In particolare, scrivono i giudici, Meredith Kercher venne colpita al collo “da due armi da taglio distinte”. Una impugnata da Amanda Knox che provocò la ferita ritenuta mortale mentre l’altra da Raffaele Sollecito. La Corte d’assise d’appello di Firenze ritiene di avere elementi indiziari “di sicuro affidamento” della presenza di Rudy Guede, Amanda Knox e Raffaele Sollecito nella casa dove venne uccisa Meredith Kercher “nelle immediate fasi successive all’omicidio” .
È una motivazione “con almeno dieci errori clamorosi per ogni pagina” quella della Corte d’assise d’appello di Firenze sull’omicidio di Meredith Kercher. A sottolinearlo è l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Raffaele Sollecito.
Per Francesco Maresca, legale della famiglia Kercher la sentenza invece “utilizza tutti gli elementi indiziari in modo assolutamente appropriato e totale e, soprattutto, elemento che ritengo fondamentale, prende come presupposto la sentenza di condanna a carico di Guede”. La condanna a carico di Guede, spiega Maresca, “risulta incastrarsi in tutti gli aspetti accertati in sede di istruttoria dibattimentale nel primo grado davanti alla Corte di assise di Perugia”.