“La burocrazia frena la crescita dell’Italia”. Non è certo una novità che il complesso sistema della burocrazia italiana rallenti il processo di rilancio economico del Paese, ma questa volta la bocciatura arriva direttamente dall’Unione europea. Nell’ultimo dossier Ue sui Paesi europei nel periodo di crisi, l’Italia non solo viene richiamata per la lentezza e i freni imposti dalla burocrazia, ma viene espresso anche un parere negativo in merito alla produttività. Secondo l’Ue, infatti, nel Belpaese ancora non ci sarebbero investimenti adeguati nell’hi-tec e lo sviluppo sarebbe frenato dalle “lungaggini” del sistema.
Nel rapporto del Direttorato per gli affari economici e monetari della Commissione europea si legge come “Molti studi hanno legato la scarsa produttività di un Paese alla qualità deteriorata dalle sue istituzioni – si legge – e la qualità delle istituzioni, così come misurata dagli indicatori della Banca Mondiale, è stato davvero bassa nelle economie dell’Eurozona con bassa produttività. Questo sembra in particolare il caso dell’Italia”.
Per comprendere al meglio la condizione dell’Italia può venire in aiuto il parametro Tfp. Questo parametro, total factor productivity, che valuta i vari fattori di produttività di un Paese, dal suo governo fino agli investimenti tecnologici, come riporta il Corriere della Sera, si è allontanato in modo significativo da quello che si registra negli altri Paesi della Comunità europea, già nei dieci anni che hanno preceduto la crisi.
Troppe tasse e un cuneo fiscale eccessivo. Per l’Unione europea l’Italia non supera nemmeno l’esame del sistema di tassazione. “C’è la prova che tasse più alte sulle imprese – si legge nel rapporto – possono ridurre l’imprenditorialità e l’attività di ricerca e sviluppo, sfociando in un impatto negativo sul Tfp: nel 1994 l’Italia aveva una tassazione media vicina al 47 per cento, e fra il 1994 e il 2007 non riesce a fare crescere il suo Tfp dell’1 per cento, mentre la Finlandia, nello stesso periodo, supera nello stesso periodo l’1,5 per cento”.
La chiara critica nei confronti di Roma arriva sopratutto in merito alla trascuratezza con cui è stato trattato il comparto tecnologico e lo sviluppo di tecnologie avanzate. “Gli insufficienti investimenti nelle industrie ad alta tecnologia – si legge ancora nel rapporto – potrebbero essere un’importante spiegazione per il deludente andamento. I Paesi che spendono di più nella ricerca e nello sviluppo tendono a esibire più alti tassi di crescita nel loro Tfp. Quelli che invece hanno speso nella ricerca una parte minore del proprio Pil (ad esempio Spagna, Portogallo, Italia), hanno anche avuto un minore tasso medio di crescita durante il periodo che ha preceduto la crisi”.