L’imprenditore Gaspare Caravello è stato condannato a 4 anni di carcere dalla prima sezione della corte d’appello di Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. La corte, che ha concesso all’imputato le attenuanti generiche, ha derubricato in concorso esterno l’accusa di associazione mafiosa.
Caravello è difeso dagli avvocati Fabrizio Biondo e Vincenzo Lo Re. Il processo è tornato in appello dopo il rinvio della Cassazione che aveva annullato la condanna per favoreggiamento aggravato a 3 anni. In primo grado, invece, Caravello aveva avuto 6 anni, con il rito abbreviato, per 416 bis.
L’imputato è il nipote del boss Michelangelo La Barbera e secondo l’accusa avrebbe curato gli interessi dello zio, ex capo del mandamento di Passo di Rigano-Boccadifalco. Secondo l’accusa, l’appartenenza di Caravello alla mafia sarebbe confermata dalle affermazioni del pentito Francesco Franzese che parla di un summit tra mafiosi palermitani e catanesi tenutosi nella casa del padre dell’imputato.
Mentre era in corso il summit, a cui partecipavano anche Sandro e Salvatore Lo Piccolo, Caravello entrò in casa, accompagnato dal cugino. “Era il 2006 e io avevo prestato la casa a Matteo La Barbera (figlio di Michelangelo)”, ha spiegato Caravello in un’udienza del processo di primo grado. L’imprenditore ha detto, inoltre, che doveva pagare il pizzo. “In quell’occasione mi dissero – ha spiegato – che mi avrebbero abbonato un’annata, ma che dal 2007 mi dovevo mettere a posto versando tremila euro”.