Ancora arresti nel Catanese nell’ambito di operazioni antidroga. Ventisette persone finite in manette e un’ordinanza cautelare notificata ad una già detenuta: è il bilancio di un’operazione della polizia che ha sgominato due gruppi che si contendevano il mercato dello spaccio di cocaina ed eroina ad Adrano.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti. Secondo l’accusa avrebbero avuto contatti con il gruppo mafioso dei Santangelo e quello emergente all’interno della stessa cosca legato a Rosano. L’indagine del commissariato della Polizia di Stato di Adrano è stata coordinata dai sostituti procuratori della Dda di Catania, Pasquale Pacifico e Laura Garufi.
Sono finiti in manette: Agatino Armenia, Agatino Sangrigoli, Alessio Magra, Alfio Lo Curlo, Angelo Arena, Angelo Lo Cicero, Angelo Pignataro, Antonino Errigo, Antonino Zammataro, Biagio Trovato, Dario Canterella, Francesco Formica, Francesco Pirrello, Gaetano Zingale, Giovanni La Rosa, Giuseppe La Manna, Marco Ravita’, Natale Rubulotta, Nicola Mancuso, Nicolò Giarrizzo, Nino Longo, Piero Santangelo, Prospero Bua, Salvatore Fiorenza, Salvatore Longo, Salvatore ricca, Valerio Rosano.
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Tra gli arrestati dell’operazione antidroga compiuta dal commissariato di Adrano c’è pure Nicola Mancuso, il giovane accusato dell’omicidio di Valentina Salomone, il cui caso inizialmente era stato archiviato come suicidio, poi riaperto dalla procura generale presso la corte d’appello di Catania. Mancuso, sposato e padre di tre figli aveva avuto una relazione con Valentina, è stato per otto mesi in carcere e qualche mese fa era stato scarcerato dopo il pronunciamento della Cassazione.
La settimana scorsa era stato giudicato col rito abbreviato dal presidente dei Gip di Catania Nunzio Sarpietro e condannato a un anno e 4 mesi per avere ceduto la stessa sera dell’omicidio di Valentina Salomone tre dosi di cocaina ad alcuni amici.
L’operazione è stata denominata “Binario Morto” perché le due gruppi criminali, i Santangelo e la famiglia Rosano-Pipituni che agivano in perfetta sintonia, utilizzavano per lo spaccio la vecchia stazione in disuso di Adrano e il sottopasso utilizzato come stazione della FerroviaCircumetnea.
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In particolare la droga veniva nascosta tra i binari: sono state le intercettazioni audio e video a stabilire gli equilibri tra i due gruppi. I Santangelo si occupavano dello spaccio di cocaina ed eroina, droga quest’ultima che gestivano in regime di monopolioi in tutto il circondario pedemontano dell’Etna che si estende nei comuni di Biancavilla e in quelli limitrofi.
I Rosano-Pipituni, invece, trafficavano solo con la cocaina: i casa di uno dei presunti capi Giovanni La Rosa sono state trovate cinque pistole e 60 mila euro in contane frutto dello spaccio. Apicale era il ruolo ricoperto nel clan Santangeolo da parte di Nicola Mancuso che aveva preso il posto del figlio del boss Alfio Santangelo, morto durante un incidente stradale.