Indossare il velo “va contro la politica aziendale”: con questa motivazione una studentessa diciassettenne di origini marocchine, studentessa dell’Istituto superiore per il turismo, si è vista negare uno stage in un hotel di Cattolica, sulla riviera riminese. La vicenda è stata segnalata sul sito di un giovane giornalista nato in Marocco che vive nel riminese, Brahim Maarad, e ripresa dai media locali. La storia ricorda un episodio analogo di tre anni fa: anche allora una ragazza, una studentessa di nome Haliva aveva dovuto rinunciare allo stage causa velo.
L’hotel ha fatto sapere che “gli stagisti si devono comportare e vestire in un certo modo”, ha raccontato la minorenne, che poi ha spiegato: “Mi avrebbero accettata solo se lo avessi tolto. Ho risposto no”. La giovane ha svolto uno stage nel municipio di un Comune della zona, ma si è sentita discriminata “ancora prima di vedere le mie capacità e competenze solo per un foulard che è segno irrinunciabile della mia fede e identità culturale”.
Il direttore dell’albergo ha fatto sapere la sua dalle colonne del Corriere Romagna: “Quando la scuola ci ha contattati abbiamo fatto presente che la studentessa non avrebbe potuto indossare il velo relazionandosi con i clienti. Così come non accettiamo piercing, orecchini particolarmente vistosi, capigliature stravaganti. Il nostro regolamento è chiaro, la religione non c’entra nulla. Il nostro compito è fare accoglienza. Un cappuccino servito con un sorriso è più buono, con un velo il sorriso non si vede”.