Simpatici e vincenti quanto basta. La Samp dei miracoli che oggi ricorda Vujadin Boskov, il tecnico dello scudetto blucerchiato, è frutto di tante alchimie che l’allenatore slavo e il presidente Paolo Mantovani seppero comporre regalando al calcio italiano una favola che fa sorridere ancora. Genova rossoblu esclusa, ovviamente.
Fra i protagonisti di quella squadra c’è sicuramente Luca Pellegrini, capitano dei trionfi doriani, e uomo simbolo di un team che aveva la capacità di rialzarsi sempre.
“Cosa ci ha insegnato Boskov? A saper perdere e soprattutto a saper vincere, dentro e fuori dal campo”, commenta oggi l’ex difensore della Sampdoria ricordando la figura dell’allenatore slavo scomparso domenica a 82 anni.
In queste ore sono stati riesumati aneddoti, aforismi e grandi successi targati Boskov, ma c’è una curiosità che ai più è passata inosservata: “Siamo stati i primi a fare il riscaldamento pre-partita – dice Pellegrini -. Secondo il mister, soprattutto quando giocavi in trasferta, serviva a rompere il ghiaccio da subito e in partita rimanevi concentrato. Era un ottimo sistema per prendere confidenza con l’ambiente”.
Ogni novità, però, provoca qualche piccolo terremoto ed anche il warm up pre-partita della Samp ebbe il suo rovescio della medaglia con Boskov assoluto protagonista: “Litigò con tutti i giardinieri e gli impiegati comunali di ogni stadio d’Italia!”, racconta Luca Pellegrini con quella nostalgia tipica di chi sa di avere vissuto un periodo che rimarrà nella storia del calcio.
Ma non c’è solo il riscaldamento prima del match fra gli elementi innovativi portati da Vujadin Boskov: “I tour estivi. Oggi li fanno tutti, noi li facevamo già ai suoi tempi – ricorda l’ex capitano doriano – e ci servi per fare un salto di qualità confrontandoci con quelle squadre internazionali che la Samp aveva visto solo sulle figurine…”
Se in campo Boskov è stato il protagonista del riscatto blucerchiato, per tutto il resto rimane certamente un precursore dei tempi ed un modello che ha fatto scuola. “È stato il Mourinho degli anni 80-90, quando la ribalta mediatica del calcio di oggi era ancora solo un miraggio”.
E ci sono delle analogie precise con lo stile dell’attuale allenatore del Chelsea: “Boskov, presentandosi, disse io non sono uno stupido – ricorda ancora Pellegrini – Mourinho 20 anni dopo ha detto ‘non sono un pirla!’ Ve ne dico un’altra. Giocavamo a Udine: lui prese l’autobus con noi per tornare a Genova, poi salutò e con la sua macchina andò a Novi Sad! Mourinho lo ha fatto in aereo 20 anni dopo”.
Ma Boskov è stato soprattutto un grande psicologo, uno capace di capire e mettere le ali alla Samp che non ebbe il tempo di diventare antipatica perché finì di vincere sul più bello, anche se ‘uno scudetto a Genova vale 5 o 6 campionati vinti a Milano o Torino'”.
“Seppe gestire uno spogliatoio di galletti con bastone e carota – conclude Pellegrini – facendoci credere che decidevamo noi, ma in realtà decideva tutto lui. Questo era Boskov”.