Varare un codice normativo europeo contro la mafia e nuove politiche di immigrazione. Questo l’impegno assunto stamane dai candidati alle prossime elezioni europee al Forum promosso dal Centro Pio La Torre. Hanno partecipato al dibattito Giovanni Fiandaca (Pd), Salvatore Iacolino (Fi), Antonella Leto (L’Altra Europa), Simona Suriano (M5S) e Patrizia Valenti (Ncd). Ha moderato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Pio La Torre.
“È necessaria la tipizzazione del reato di associazione mafiosa a livello europeo – afferma Lo Monaco – affinché tutti gli stati recepiscano la norma. Obiettivo è colpire la accumulazione della ricchezza da proventi illeciti, dal riciclaggio, e dall’autoriciclaggio. Il fatto che l’Italia si sia dotata di una legislazione nazionale ha creato un clima più difficile per le mafie che tendono a spostarsi su paesi più “permissivi” o con legislazioni inefficaci sul contrasto alle criminalità organizzate”.
Per Salvatore Iacolino, europarlamentare uscente di Forza Italia “il crimine mafioso è essenzialmente economico e le misure per colpire i patrimoni mafiosi devono essere rese esecutive seguendo i dettami della relazione su corruzione e criminalità emanata nell’ottobre del 2013 dalla commissione Crim, di cui sono stato relatore. Gli Stati membri devono armonizzare le legislazioni in materia di antimafia per aggredire al cuore il sistema mafioso soprattutto negli interessi economici” “In tema di immigrazione – continua Iacolino – sono troppi i 18 mesi attuali dello status di rifugiato e va condivisa la politica migratoria con tutti gli stati, non può essere soltanto l’Italia a intestarsi la battaglia”.
Una visione condivisa anche da Patrizia Valenti candidata del Ncd. “Non più una politica dell’accoglienza, ma processi formativi e know-how da esportare nei paesi originari, frutto di una azione condivisa dagli Stati europei in modo da limitare le emigrazioni e favorire lo sviluppo e l’economia dei paesi in difficoltà”. Un tema, quello della cooperazione, da applicare anche alla lotta alla mafia. “Collaborazione tra forze dell’ordine e investigative, condivisione delle banche dati e uniformità nella gestione delle politiche pubbliche: queste le linee guida da seguire – spiega la Valenti – per combattere efficacemente la corruzione e la criminalità”.
La riuscita di una armonizzazione della legislazione europea antimafia è legata per Giovanni Fiandaca, del Pd, a delle modifiche di tipo tecnico. “L’idea di introdurre elementi sociologici quali omertà e condizionamento, tipici della mafia italiana, entrerebbe in crisi, come già comincia ad accadere nel nostro paese, di fronte alle mafie etniche e di nuovo insediamento. Occorre dunque realizzare basi legislative nuove. Un altro elemento di difficoltà è dovuto alla confisca, visto da alcuni paesi come uno strumento che offre poche garanzie all’imputato in quanto si attua prima dello svolgimento del processo penale. Serve dunque l’introduzione di garanzie più ampie e precise per garantire il loro inserimento nel panorama legislativo europeo”.
Per Antonella Leto, candidata della lista L’Altra Europa, occorre “mettere in pratica le riforme strutturali approvate recentemente dal Parlamento Europeo e favorire un coordinamento tra gli stati europei istituendo anche una Procura Europea per una più efficace lotta alla criminalità puntando sui temi economici e sulle infiltrazioni mafiose nelle istituzioni, anche europee”. Simona Suriano, del M5S, si augura che la “risoluzione approvata dal Parlamento europeo si tramuti in un vincolo definitivo, in un impegno da parte dell’Europa affinché tutti gli stati membri si dotino di una legislazione antimafia. La lotta non è più locale, ma globale. La nostra legislazione è completa ed efficace ma il rischio è che le mafie la scavalchino infiltrandosi in imprese straniere. Penso per esempio all’Expo del 2015 alla quale parteciperanno molte imprese estere che possono attirare l’interesse della criminalità”.