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Palermo ancora nella morsa del pizzo | La ricostruzione delle forze dell’ordine

Giuseppe Di Giacomo, affiliato della famiglia di Porta Nuova, ucciso lo scorso 12 marzo, quando andava a trovare il fratello Giovanni in carcere gli ripeteva che con il solo pizzo non riusciva a coprire le spese per sostenere le famiglie dei detenuti. Per questo la mafia aveva ripreso con lo spaccio di droga e puntato molto con la gestione dei centri scommesse. Capitava sempre più spesso che doveva integrare di tasca sua per riuscire a garantire a tutti il mensile. Solo per le feste riusciva ad incassare il necessario. Nell’operazione Iago i carabinieri ricostruiscono la mappa del pizzo.

Lo scorso 5 dicembre gli agenti del commissariato Libertà, durante una perquisizione a Massimo Mulè, Salvatore Gioeli e Giuseppe Di Maio, trovavano addosso a quest’ultimo un pizzino con su scritto “Natale e Pasqua” e contenente un elenco di nomi ed esercizi commerciali con a fianco delle cifre estorte.

Nell’elenco oltre a riportare il nome dell’esercizio commerciale e la somma di denaro, per alcuni esercizi c’era scritto “pagato” o la lettera “p”. Evidentemente i soldi erano stati riscossi. Così per il Bingo, i compro oro, pescherie mentre per altri, come nel caso dei supermercati Marotta, era indicata la frase “tramite Corso dei Mille”.

Secondo gli investigatori la riscossione delle somme sarebbe avvenuta tramite la famiglia mafiosa di corso dei Mille. Qui ricade la sede legale della società che gestisce i supermercati.

I carabinieri hanno sentito alcuni commercianti che hanno ammesso di essere vittima ormai da anni del racket delle estorsioni da parte di appartenenti a “Cosa Nostra” e di pagare due volte all’anno esattamente le somme indicate accanto al loro nome nel manoscritto sequestrato a Giuseppe Di Maio; altri dichiaravano di non aver mai subito alcuna richiesta estorsiva o danneggiamenti ed altri ancora di non aver mai pagato.

Markez

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Markez
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