Palermo resta senza “Concordia”. Al di là della facile ironia, la grande nave della Costa Crociere naufragata all’isola del Giglio, non verrà smontata nei cantieri navali di Palermo. L’unica cosa che sembra, ormai, certa nella vicenda sul suo “smaltimento” è questa.
La notizia è stata data fra le righe, quasi per un incidente, ieri dal capo della protezione civile nazionale Franco Gabrielli che, ha considerato probabile l’assegnazione dei lavori a un cantiere turco vista “l’indisponibilità del porto di Palermo”. Se l’Autorità portuale di Palermo ieri ha smentito ufficialmente di essere mai dichiarato “indisponibile” a ricevere la Costa Concordia, una posizione ufficiale di Fincantieri, invece, non è mai arrivata.
Si rincorrono, invece, le notizie di corridoio, quelle informali ma di fonti attendibili. Da Trieste, sede legale ed amministrativa di Fincantieri e dunque “casa madre” di tutti i cantieri navali italiani, escono voci che confermerebbero la rinuncia. Lo smantellamento della Concordia, dicono fonti dirigenziali, sarebbe una “bella grana”. la nave, infatti oggi come oggi, si presenterebbe come una reale “bomba ecologica”. Smaltirne tutti i componenti inquinanti avrebbe un costo elevatissimo in base alle disposizioni ambientali nazionali ed europee e dunque questo renderebbe il lavoro non remunerativo per un cantiere italiano.
Ma a Palermo le voci che corrono sono diverse. In una riunione tenuta stamani nei cantieri navali di Palermo, il direttore Filippo Oddo, avrebbe smentito ai sindacati che Fincantieri abbia rinunciato alla commessa. Al contrario avrebbe confermato il grande interesse del cantiere di Palermo ad un simile lavoro che darebbe occupazione per un anno e mezzo a vari livelli impegnando i bacini palermitani. Voci contrastanti, dunque, ma nessuna di queste ufficialmente comunicata all’esterno.
Lo smantellamento della Costa Concordia, lo smaltimento delle parti inquinanti ed il recupero delle altre è un affare milionario. I cantieri navali di Piombino si erano offerti con un costo di 200 milioni di euro. A favore di piombino giocava la vicinanza al luogo del naufragio e dunque i minori costi di trasporto del relitto, ma il bacino di Piombino non ha la capacità per ospitare la Concordia. In pratica per la regione Toscana sarebbe stata l’occasione per finanziare l’ampliamento del bacino di carenaggio con fondi magari della protezione civile.
Diversa la situazione a Palermo, dove il bacino di carenaggio è adeguato a ricevere la Concordia. Il costo dell’opera sarebbe poco meno della metà rispetto a Piombino ma cresce il costo e i tempi di trasferimento del relitto. E qui entra in gioco la Turchia che si offre per l’opera con un costo di 40 milioni di euro, meno della metà rispetto a Palermo ma con costi di trasferimento che continuano a crescere e si allungano di altri due o tre mesi.
Palermo continua a sperare, Orlando lancia appelli, i sindacati non possono che credere in fiducia al direttore dei cantieri siciliani ma intanto la Concordia sembra destinata proprio ad andare in Turchia.