Matteo Renzi dà appuntamento alle ore 16:30 per quella che definisce l'”#oraics” del decreto Irpef. Il presidente del Consiglio, di buon matttino, è già attivo su Twitter. “Oggi il decreto, #sicambiaverso”, scrive annunciando l’ordine del giorno dell’odierno Consiglio dei ministri.
Dicevano che era una televendita. Poi che non c’erano le coperture. Poi le coperture sì, ma non quelle. #Amicigufi ma aspettare venerdì no?
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 16 Aprile 2014
Il premier nei giorni scorsi aveva ironizzato, sempre su Twitter, sulle critiche al decreto dei suoi avversari politici, esattamente come ieri ha risposto a tono alle accuse dell’opposizione sulla presunta assenza della maggioranza in Aula al Senato durante la votazione del Def. Proprio sull’ultima votazione al Senato è suonato un campanello d’allarme: hanno dato il via libera al documento in 156. I Senatori sono 320 e la certezza della sopravvivenza del governo è a quota 161. I numeri della maggioranza sono sufficienti, ma solo per quanto riguarda i partecipanti al voto, non per gli aventi diritto. Tradotto: ieri è bastato, ma in giornate più difficili non sarebbe sufficiente.
Subito affonda il colpo Forza Italia. Quanto avvenuto, sottolinea Renato Brunetta, “la dice lunga sullo stato di salute di questo governo e di questa maggioranza. Se su questo tema così decisivo il governo non ha la maggioranza immaginiamoci cosa potrà succedere sulla riforma elettorale, sulla riforma dello stesso Senato, del Titolo V, dell’abrogazione del Cnel”. Insomma, il cammino delle riforme si farebbe irto di ostacoli (e Forza Italia sempre più decisiva per il buon esito dell’operazione).
Un incidente di percorso che però non ha appannato la soddisfazione del premier per il sì di Camera e Senato al Def, ma soprattutto al provvedimento che permette di far slittare di un anno il pareggio di bilancio. “Ben vengano anche i voti di Sel e dei transfughi grillini”, ha detto Renzi.
Il premier, invece, non ha gradito la fuga di notizie sul presunto giro di vite per tutti i dipendenti pubblici. Compresi i semplici impiegati. “Io non colpisco il ceto medio. Ho sempre detto che restituiamo a chi ha dato e togliamo a chi ha avuto troppo. E questo non è il caso degli impiegati”, che ha definito sabotaggio il tentativo degli “apparati” di comunicare prematuramente con l’esterno. Renzi infatti non vuole far infuriare quel ceto medio che sta cercando di ingraziarsi con il bonus di 80 euro in busta paga.
Per 15 milioni di persone le tasse diminuiscono, gli oneri contributivi scendono, la promessa diventa realtà #oraics A dopo!
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 18 Aprile 2014