L’ex assessore siciliano all’Energia, Nicolò Marino, è stato ascoltato in Procura a Palermo dai pm Nino Di Matteo e Sergio Demontis nell’ambito di un’inchiesta su infiltrazioni mafiose nel sistema dei rifiuti.
L’indagine riguarda una serie di vicende connesse alla pubblicazione nel 2002 di un bando per la costruzione di quattro impianti a Palermo (Bellolampo), Augusta, Casteltermini e Paternò. Dopo una sentenza della Corte di giustizia europea, che riscontrò varie irregolarità, la Regione ha annullato l’assegnazione delle opere a quattro raggruppamenti di imprese risultati vincitori della gara.
Ne è scaturito un contenzioso sul quale, nei giorni scorsi, è intervenuto Marino con una richiesta di risarcimento danni di 500 milioni alle associazioni temporanee di imprese. A suo giudizio, la procedura di affidamento sarebbe stata “viziata in radice”.
Il caso è stato in questi giorni al centro di contrasti tra lo stesso Marino, che nel rimpasto di governo non è stato riconfermato, e il presidente Rosario Crocetta. Tra l’ex assessore e il governatore c’è stato uno scambio di dichiarazioni. Ieri Crocetta ha parlato in aula di dissidi, ma ridotti a un solo episodio.
Diversa, nella replica, la ricostruzione dei fatti data da Marino. L’inchiesta sui termovalorizzatori era cominciata nel 2010 quando in Procura era stato sentito l’ex presidente della Regione, Raffaele Lombardo, dal quale erano venute denunce su presunte infiltrazioni nel sistema dei rifiuti in Sicilia.