Pd e Udc spaccati a metà. Banchi del centrodestra vuoti, Movimento 5 Stelle che abbandona l’Aula durante i lavori. È così che il Parlamento regionale siciliano ha accolto il presidente della Regione Rosario Crocetta arrivato per presentare la sua nuova giunta, figlia di contrasti, dissapori e colpi di mano.
“Ho lanciato una sfida all’Assemblea – ha detto il governatore nel corso del suo lungo discorso – per vedere se sono capaci di reagire, senza fughe o Aventino, con responsabilità. Ho chiesto di approvare tre disegni di legge fondamentali per salvare la Sicilia: salva-imprese, manovra-bis e ddl sviluppo. Faccio appello alla testa e al cuore di tutti”.
Crocetta non ha intenzione di rinnegare il lavoro del suo primo esecutivo e non accetta ricatti sui nuovi assessori, anche dopo le dimissioni immediate della sua prima scelta per i Beni culturali, Antonio Fiumefreddo. “Non sono venuto per l’ennesima guerra. Sono qui per chiedere alla mia maggioranza di fare la maggioranza e all’opposizione di fare l’opposizione. Sono disposto a risolvere i problemi ma non voglio che le questioni interne ai partiti ricadano su di me e sul mio lavoro”.
Desiderio non facile da realizzare per il presidente della Regione che già nel dibattito che è seguito al suo discorso in Aula ha dovuto confrontarsi con il suo partito, il Pd, spaccato tra ottimisti e detrattori (leggi renziani e cuperliani) e gli alleati dell’Udc separati in casa dopo il nodo della nomina dell’assessore uscente Patrizia Valenti per il rimpasto.
Se il capogruppo dei Democratici, Baldo Gucciardi ha dato la sua fiducia al governo Crocetta, invitandolo ad andare avanti, il deputato Antonello Cracolici, ‘leader’ dei cuperliani è stato netto: “L’idea che Crocetta ha dato di sé è quella di un cerchio magico che si è ridotto in cerchio tragico: inutili, pochi e buoni a nulla: altro che nuovo patto, il fallimento di questo governo sarà inevitabile”.
“Parlo per conto di mezza Udc”. Così ha esordito invece il deputato centrista Orazio Ragusa in Aula. Parole che hanno sancito, nella sede istituzionale, la divisione del gruppo parlamentare, con 4 parlamentari, tra cui il capogruppo Lillo Firetto, in dissenso col partito che ha indicato in giunta Valenti.
Dall’opposizione, il M5S – nell’intervento del capogruppo Salvatore Cappello – ha invocato il ritorno al voto parlando di “governo disastroso” e ha lasciato l’Aula, mentre il capogruppo del Pid-Forza Italia, Toto Cordaro, ha offerto un mese di tregua al governatore per potere approvare le norme ‘salva-Sicilia’, ma sollecitando Crocetta “a dimettere i deputati, se non riuscirà a ottenere alcun risultato”.
Crocetta dal canto suo ha difeso la sua azione di risanamento dei conti, di lotta agli sprechi e alla corruzione. E ha rinfacciato ai parlamentari più longevi complicità “ai tempi della Sicilia isola felice, con il buco di 3 miliardi di euro creato tra il 2011 e il 2012 dai precedenti governi, con gli impianti eolici che pur essendo fuorilegge si autorizzavano in conferenza di servizi facendo così un favore al latitante mafioso Matteo Messina Denaro che ha fatto affari”.
“In questi mesi mi sono sentito inutile, avevo solo chiesto di chiudere in tempi rapidi una discussione cominciata il 15 febbraio – ha concluso il presidente della Regione, replicando agli interventi dei parlamentari regionali. – Sono un dirigente o no del Pd? Non mi volete? Buttatemi fuori allora, date appoggio esterno come avete fatto col governo Lombardo. Non sono convinto di essere cosi impopolare, sono convinto di essere inviso e odiato: sono disponibile ad andare in giro con ognuno di voi per verificare la misura del mio consenso”.
L’Aula è stata poi aggiornata dal presidente Giovanni Ardizzone per incardinare il ddl pagamenti sperando che la Commissione completi al più presto l’analisi del testo.