Solo per l’11,73% degli studenti italiani lo Stato è più forte della mafia, mentre per il 53,32% la criminalità è più forte e la restante parte non ha un’opinione al riguardo. È quanto emerge dall’indagine sulla percezione mafiosa condotta dal centro “Pio La Torre” e che ha coinvolto 1.126 studenti di 94 scuole distribuite su tutto il territorio italiano e di alcuni istituti tedeschi del Baden-Wurttemberg.
Persiste quindi un clima di sfiducia sull’effettiva possibilità di sconfiggere la mafia, successo raggiungibile solo per il 23,55% mentre il 47,19% crede di no. La rilevazione, giunta all’ottava edizione, sarà discussa giovedì a Roma nella sala della Mercede alla Camera, dove interverrà il presidente della commissione Antimafia, Rosy Bindi.
Secondo il 61,56% degli intervistati è la corruzione della classe dirigente che permette alla mafia di sopravvivere e per il 66,07% e’ la ragione della sua diffusione al centro e al Nord del Paese. Questo incide “molto o abbastanza” negativamente sull’economia della propria regione per l’81,89%, dato in costante aumento negli ultimi anni. Per il 73% la mafia rappresenterà un ostacolo alla costruzione del proprio futuro, e l’80% invoca l’adozione di effettivi criteri meritocratici. Le categorie che ottengono il maggior grado di fiducia sono gli insegnanti, seguiti da forze dell’ordine, magistrati, parroci. Fanalino di coda sono i politici locali e ancor più nazionali. Alla domanda sull’impegno per gli altri e nella propria comunità potendo barrare fino a due alternative, il 72,53% ha risposto che ciò significa dedicarsi a chi ha bisogno (manifestando un’idea di solidarietaà più individualizzata che “sistemica”), poi il 33,50% ha indicato il far volontariato entro un’associazione, il 26,36% difendere l’ambiente, mentre solo il 12,07% ha fatto riferimento al fare politica o al partecipare a comitati cittadini (11,48%).
“Il report – dice Vito Lo Monaco, presidente del centro – conferma i segnali forti e chiari di allarme e consapevolezza sociale da parte dei giovani che una classe dirigente attenta dovrebbe accogliere. Dovrebbe far riflettere la constatazione della maggioranza degli intervistati che ritiene che la corruzione e’ la causa principale dell’espansione del fenomeno mafioso nelle regioni centrosettentrionali non legata dunque all’emigrazione o all’infiltrazione della criminalità dalle regioni originarie. L’altra causa -conclude Lo Monaco- per la quasi totalità degli intervistati (il 95%) e’ da attribuire interamente alla responsabilità della classe politica e alla cosiddetta area grigia”.