Quella casetta di tre piani su un albero fatta costruire da Marcello Dell’Utri nella sua villa a Torno, sul lago di Como, per dedicarsi al bird-watching, per “le sue dimensioni”, circa “180 metri cubi”, ha “compromesso in modo significativo la bellezza dell’area”. Lo scrivono i giudici della quinta sezione penale della Corte d’Appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, lo scorso 28 gennaio, hanno condannato l’ex senatore a 8 mesi per la costruzione abusiva, riducendo la pena di un mese rispetto al primo grado.
La Corte, infatti, aveva dichiarato la prescrizione dei reati contravvenzionali di abusivismo edilizio e alterazione delle bellezze paesaggistiche. Proprio nella parte relativa alla prescrizione, i giudici (Nova-Caccialanza-Re) fanno notare che Dell’Utri non poteva essere assolto nel merito per quelle imputazioni, perché quella casa, costruita sull’albero nel parco della villa (che ha poi venduto a Silvio Berlusconi), ha rovinato “in modo significativo la bellezza dell’area”. La vicenda ebbe inizio nel 2009, quando a seguito di una segnalazione anonima, il Comune fece dei controlli nella proprietà di Dell’Utri scoprendo la casetta, di circa 70 metri quadrati. Scattò la denuncia e l’ordine di demolizione, quindi il processo nel marzo dello scorso anno, a Como.
I giudici d’appello scrivono che quella casetta non era un’opera “di urbanizzazione primaria e quindi a nessun titolo poteva essere autorizzata e realizzata”. Dopo la condanna uno dei legali di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, ha annunciato che “ricorreremo in cassazione”. E ha spiegato: “Ammesso che ci sia stato un errore nella realizzazione della costruzione per il birdwatching, vorrei ricordare ancora una volta che l’autorità amministrativa, il Comune di Como, ha indotto a questo errore. Dell’Utri – ha aggiunto – aveva pagato spese non indifferenti e rinunciato al ricorso al Tar, che era un suo diritto, in base a un accordo secondo il quale la situazione poteva essere sanata. Il danno che ha patito il senatore Dell’Utri è notevole”.