Il giorno dopo la presentazione del Def, il documento di economia e finanza del governo, il premier Renzi incassa bocciature e promozioni. Ma anche commenti positivi con ‘riserva’. E nel caso degli osservatori europei, il via libera dagli esponenti della Commissione europea rischia di essere ‘viziato’ dalla campagna elettorale in corso.
In aspettativa elettorale, parla ad esempio il portavoce del responsabile degli Affari economici Olli Rehn che accoglie con favore le misure per i lavoratori adottate dal governo Renzi ma ricorda l’obiettivo principale del governo italiano: ovvero fronteggiare “il debito pubblico molto elevato”. La Commissione europea, comunque, valuterà il Def italiano sulla base del patto di stabilità e di crescita. Che è poi la dichiarazione ‘preventiva’ fatta da Renzi ieri sera a palazzo Chigi avviando la presentazione del Documento di Economia e Finanza insieme al ministro Pier Carlo Padoan.
Elogio senza dubbi da parte di Martin Schulz, il socialdemocratico presidente del Parlamento europeo e candidato alla presidenza della commissione appoggiato anche dal Pd italiano che ha aderito al Pse e che potrebbe sostenere proprio Schulz alla presidenza. Il candidato entra nel merito del Def italiano spiegando come le misure adottate da Renzi abbiano “l’obiettivo di spingere i consumi interni” e quelle annunciate “sono riforme strutturali”, “ambiziose” e “molto coraggiose”.
“Credo che le riforme che Matteo Renzi ha annunciato – dice Schulz – siano riforme strutturali del paese, dall’amministrazione alle riforme costituzionali, del sistema giudiziario, delle istituzioni, sono riforme ambiziose che renderanno il paese piu’ efficiente”.
Diverso il segno per il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta che invece oggi più che mai mostra tutta la sua diffidenza nei confronti dell’operato di Renzi: “Per il momento – dice Brunetta – tante incongruenze, non solo sul piano contabile, ma anche su quello giuridico. In attesa di conoscere il Def, vorremo ricordare al ministro dell’Economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan e al Ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco, quali sono le regole d’ingaggio”.
E quindi il presidente dei deputati di Forza Italia le ricorda: “Le norme sono quelle della Legge di contabilità, rafforzate dai precetti costituzionali che sovrintendono al pareggio di bilancio. Vale a dire la Legge 243 del 2012. I relativi canoni – aggiunge – sono stati finora sempre rispettati dai precedenti Governi, consentendo al Parlamento di esercitare le proprie prerogative costituzionali. Nei quadri contabili, pubblicati nel sito della Presidenza del consiglio, vi sono alcune incertezze interpretative. Non è chiaro se l’ipotesi prevista, in termini di crescita del Pil (il famoso +0,8%), risponda alle tendenze spontanee dell’economia o non incorpori, invece, i possibili effetti del taglio dell’Irpef per i redditi più bassi. Nel primo caso il Governo dovrebbe fornire le motivazioni che lo portano a prevedere una crescita maggiore rispetto alle previsioni convergenti di tutti gli organismi internazionali, a partire dalla Commissione europea e dal Fondo Monetario Internazionale (+0,6%). Nel secondo caso, invece, se si tratta di un obiettivo programmatico, la manovra deve essere contenuta nello stesso Def, mentre il presidente del consiglio, Matteo Renzi, l’ha annunciata solo per il prossimo 18 aprile. In questo modo, si costringe il Parlamento a un atto di fede. Ad approvare, cioé un documento (il Def) che non contiene gli elementi essenziali (la manovra) per poter decidere in modo consapevole”.
A distanza, da Verona dove ha partecipato al Vinitaly, gli risponde proprio il premier Renzi: “Escludo una manovra correttiva nel modo più categorico. Noi abbiamo chiesto sacrifici innanzitutto alla politica e ai politici, che vedranno ridurre i costi e i posti. Questo accade con l’operazione Province e poi con quella del Senato”, dice Renzi intervenendo sul tema della stima del Pil e poi continua: “Chi non ha mai pagato deve pagare un po’ e chi ha sempre pagato è giusto che inizi a riscuotere”.