Individuavano commercianti e piccoli imprenditori in difficoltà, i ‘candidati’ prescelti per la loro rete di usura ed estorsioni, e li contattavano. Erano diventati il terrore dei negozianti dei quartieri “Civita”, “San Cristoforo” e “San Berillo” di Catania. Tanto che, dopo un lungo tempo di minacce e vessazioni, le vittime, supportate da una associazione antiracket hanno trovato il coraggio di denunciare tutto, facendo arrestare i loro aguzzini. In manette sono finiti cinque strozzini.
Le immagini della Guardia di Finanza descrivono un contesto di paura quotidiana: Antonino La Rosa, uno degli arrestati – dipendente di una cooperativa che gestisce parcheggi, nonché incaricato di minacciare le vittime per farsi consegnare il denaro, entra, visibilmente spazientito, in un bar/edicola. Accanto a lui, il figlio tredicenne che spesso lo segue nelle visite di intimidazione ai negozianti e che più volte l’uomo invia a riscuotere il denaro al posto suo.
La Rosa è alterato, urla, noncurante della presenza del figlio. “È un mese che mi dici che mi devi dare i soldi, non mi prendere per il culo”. Destinataria della minaccia una donna minuta, vestita di nero, la proprietaria dell’attività. La Rosa insiste: “Devi pagare oggi”, la donna cerca di tranquillizzarlo, gli fa segno di abbassare la voce, smorza la tensione dicendo che “i soldi ci sono, è solo questione di pazientare qualche giorno”. “Dal notaio devo firmare”, ripete la donna, riferendosi probabilmente ad una trattativa di vendita che le avrebbe permesso di incassare il denaro da consegnare allo strozzino.
Insieme a La Rosa sono stati arrestati Felice Papaserio, dipendente di un’azienda di trasporti; Francesco Mirabella, disoccupato; Lorenzo Saitta (detto “il vecchio”), e Alfio Alessandro Basile, commerciante.