“Al segretario regionale del Pd dico: ‘racitistaisereno'”. Scherza su Twitter il deputato regionale del Partito democratico, Fabrizio Ferrandelli, commentando la profondissima faglia che si è creata all’interno del partito dopo la mossa repentina del governatore Crocetta che nella notte ha dato vita alla nuova giunta senza aspettare le indicazioni dei partiti della maggioranza. Una profonda spaccatura tra renziani e cuperliani, tra Roma e Palermo, tra faraoniani e cracoliciani.
Guardiamo avanti. Pensiamo alle riforme per rimettere in movimento la Sicilia. Al segretario regionale del Pd dico: #racitistaisereno
— FabrizioFerrandelli (@Ferrandelli) 8 Aprile 2014
“Guardiamo avanti. Pensiamo alle riforme per rimettere in movimento la Sicilia”, prosegue Ferrandelli, braccio destro siciliano di Davide Faraone, sul social network, forte del fatto che è la sua corrente, al momento, a dettare le regole mentre il segretario regionale Fausto Raciti rimane indietro, scavalcato dai rappresentanti romani e abbandonato anche dal suo vice, Mila Spicola, che in direzione nazionale non ha intenzione di difendere il suo segretario.
“Sul rimpasto e sul nuovo governo era obbligatorio accelerare – dice – non auspicabile, obbligatorio. Piuttosto che continuare a individuare vinti o vincitori dentro i partiti, colpe o ragioni dentro le dinamiche muscolari, bisogna individuare vincitori e vinti nella società siciliana. Il governo regionale era bloccato da mesi stretto tra veti incrociati e logiche di rimpasto. Si era giunti a un impasse in cui nessuno poteva fare un passo avanti perché nessuno voleva farne uno indietro. Di fronte all’incredulità e allo scoramento di elettori sempre più distanti. Questo dirò domani in Direzione nazionale senza paura di smentita. Lo dico serenamente e con toni pacati ma determinati. Mi pare che non siano ore per agitarsi per null’altro se non i problemi dei siciliani, dei giovani sicilia e dei ragazzi siciliani“
A difendere Raciti sono rimasti soltanto i deputati regionali riconducibili all’area Cuperlo, che si sono riuniti per decidere come affrontare la crisi che si è aperta nel partito, dopo quella presumibilmente chiusa del governo: Antonello Cracolici, Filippo Panarello, Pippo Digiacomo, Giovanni Panepinto, Concetta Raia, Giuseppe Arancio, Mariella Maggio, Mario Alloro e Bruno Marziano. Nel corso dell’incontro è emersa una “bocciatura senza appello” verso quello che viene definito “lo strappo del governatore, dovuto al tentativo di nascondere i suoi limiti”.
“Un atto di rottura unilaterale nei confronti del segretario regionale e del partito siciliano. Un gesto improvvisato e irresponsabile che, spaccando i partiti della maggioranza, rischia di far sprofondare la Sicilia in un pantano politico il cui responsabile ha un nome e un cognome: Rosario Crocetta”.
Ma, a quanto si apprende, a questi potrebbero unirsi anche alcuni “malpancisti” delle aree Renzi e Dem, che non avrebbero gradito la gestione della partita governativa da parte dei leader d’area. Quali effetti potrà avere questa spaccatura nel gruppo Pd, il più numeroso all’Ars, non è ancora chiaro: ma c’è chi non esclude conseguenze sugli assetti del gruppo e sulla tenuta della maggioranza in aula.