L’anticipazione più credibile è quella di Radiocor, l’agenzia di stampa del gruppo del Sole 24 Ore, il quotidiano economico di Confindustria. E non è ‘tenera’ nei confronti del primo Def, il documento di economia e Finanza, dell’era Renzi. Gli analisti economici dell’agenzia di stampa sentenziano cioè che l’impatto delle riforme annunciate dal premier, influiranno moderatamente sulla crescita del Pil. Almeno per il 2014 quando la crescita prevista per questo secondo quadrimestre dell’anno e fino alla fine è dello 0,3%. Riduzione del cuneo fiscale, pagamento dei debiti della Pubblica amministrazione, liberalizzazioni e Job Acts spingeranno il Prodotto interno lordo di 0,9 nel 2015, di 1,3 punti nel 2016, 1,7 punti nel 2017 e 2,1 nel 2018.
Dati che in conferenza stampa a palazzo Chigi, mentre il premier spiega il Def a favore delle edizioni dei telegiornali della sera, smentisce praticamente subito. “Il consiglio dei ministri ha approvato il Def – dice subito Renzi – su cui il ministro Padoan potrà intrattenervi. Il ministro ha vissuto questa giornata con grande difficoltà (il riferimento è all’ultima giornata di campionato di calcio). Questo è un documento molto serio, molto rigoroso. Dobbiamo anche alla storia personale di Pier Carlo, nella vita precedente, il rispetto che si deve a previsione che io ho definito rigorose. Noi la crescita la definiamo all’0,8. Io spero che siano smentiti in positivo”.
Il premier non può non fare riferimenti alla condizione politica: “Noi andiamo avanti mantenendo gli impegni e la nostra scadenza temporale vige e sarà rispettata. Capisco anche che qualcuno abbia bisogno di visibilità, anche nel mio partito, ma noi manterremo gli impegni annunciati. Confermo l’impegno sullo sforbiciaItalia, confermo l’impegno sul taglio delle municipalizzate locali”. E poi affronta il tema della copertura economica degli 80 euro in busta paga. “Ci sono, abbiamo la copertura. Avevamo annunciato l’immissione di 10 miliardi di euro per fornire questo bonus: 4,5 miliardi verranno dalla spending review, 2,2 miliardi verranno dall’aumento della tassazione sulle plusvalenze di Bankitalia, contribuiranno le banche a questo gettito”. Nei prossimi mesi del 2014, il saldo necessario è di 6,6 miliardi di euro.
Divaga poi parlando degli stipendi dei manager: “Sono felice anche di dire che il risparmio verrà fatto con la contribuzione di chi fino ad oggi non ha dato e parlo dei manager pubblici e dei loro stipendi. Con il decreto che entrerà in vigore il 18 di aprile a questi manager verrà contenuto lo stipendio parametrandolo a quello del presidente della Repubblica che ha abbassato il suo contributo a 238 mila euro”. Il decreto della presidenza del consiglio che certificherà il bonus di 80euro in busta paga sarà approvato il 18 aprile prossimo.
Il #def mantiene tutti gli impegni che ci eravamo presi #allafacciadeigufi Inizia a pagare chi non ha mai pagato. Si #CambiaVerso #80euro
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 9 Aprile 2014
“La struttura del Def è molto semplice – comincia a spiegare il ministro Padoan – Le riforme migliorano il paese, lo fanno crescere. Apriremo spazi consenzienti dell’uso di finanza pubblica che si traduce in ricompensa da parte dei mercati. Un altro elemento è che le riforme vanno viste assieme, si completano. Da un a parte c’è il sostegno ai redditi più bassi che dovrebbe trasformarsi in maggiore accesso ai consumi. Questo renderà più disponibili le imprese che saranno invogliate a rimettere in moto il mercato del lavoro. A parte le importantissime riforme istituzionali che hanno impatto molto più importante di quanto si pensi. C’è un capitolo di abbattimento fiscale, è una riforma strutturale quindi si prevede una copertura economica permanente”.
Torna sul tema del bonus in busta paga, il premier Renzi: “Se consideriamo gli incipienti totali sono più di dieci milioni di italiani. Il 18 ci sarà nel decreto l’individuazione fascia per fascia delle persone che ne avranno diritto. E’ questo uno straordinario modo per restituire un po’ di fiducia agli italiani”. E poi lancia un invito che è anche una provocazione: “Mi auguro anche che le alte cariche istituzionali, mi riferisco al segretario generale della Camera ma anche ai giudici costituzionali, decidano di adeguarsi al tetto di 238 mila euro l’anno che abbiamo indicato e che applicheremo ai manager degli enti pubblici”.
Quindi il premier Matteo Renzi torna ad elencare le priorità del suo pacchetto di riforme istituzionali: “Il Senato e la sua riforma senza pagamento delle indennità dei senatori. Il partito democratico ha discusso di queste cose per anni, ha messo al voto delle primarie questi argomenti. Continua a dibatterne e andrà a votare coerentemente”.