Concedevano prestiti con tassi che raggiungevano il 160% annuo e minacciavano le loro vittime anche in chiesa per ottenere i pagamenti richiesti. Cinque catanesi sono stati fermati oggi dalla guardia di finanza, responsabili, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione.
Si tratta, in particolare, di:
Le indagini nascono da denunce presentate da alcuni commercianti catanesi che, supportati da una locale associazione antiracket (Associazione Antiracket Antiusura Etnea), hanno deciso di raccontare le prevaricazioni che subivano ormai da diversi anni ad opera di alcuni “strozzini” operanti nei quartieri “Civita”, “San Cristoforo” e “San Berillo” di Catania.
Durante le indagini è stato scoperto che Saitta e Papaserio finanziavano l’attività illecita mentre gli altri componenti si occupavano di individuare “i clienti”, soprattutto fra i piccoli commercianti in difficoltà economica, e della riscossione delle rate settimanali. Saitta e La Rosa si occupavano anche di intimorire i soggetti vessati. In particolar modo La Rosa si era recato in chiesa diverse volte per intimare, lontano da occhi indiscreti, a una propria vittima la corresponsione dei debiti scaduti.
Lo stesso aveva anche sfruttato il figlio di 13 anni per le attività illecite: era solito infatti mandare il piccolo dalle vittime a riscuotere le rate settimanali o si faceva accompagnare quando andava dagli usurati a minacciarli.
Nel corso delle indagini sono stati acclarati 25 episodi di usura e 2 di estorsione in danno di altrettanti soggetti, mentre altri casi non sono stati contestati per la mancata individuazione delle vittime. I prestiti pattuiti variavano dalle poche centinaia ad alcune migliaia di euro, corrisposti sempre e solo con denaro contante.
L’articolato sistema finanziario iIlecito si può così schematizzare: veniva prestato denaro contante con l’obbligo di restituzione, entro le 14 settimane successive, con rate settimanali pari al 10% del capitale; successvamente, considerato che il più delle volte le vittime non erano in grado di far fronte ai pagamenti dovuti, si procedeva alla ricapitalizzazione del debito. Infatti, l’usuraio prestava un’ulteriore somma in contanti per far fronte al debito originario, trattenendo per sé l’importo e costringendo l’usurato a pagare rate settimanali per restituire una cifra ancora maggiore.
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