Un ritardo nei soccorsi fatale. Venti minuti che hanno impedito che la vita del piccolo Francesco Emanuele Maria Parroni venisse salvata. Il bimbo di quasi tre anni, originario di Fonte Nuova, è rimasto soffocato da un boccone di hot dog preso al ristorante Ikea di Porta di Roma.
La procura della Capitale ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo proprio per cercare di far piena luce sul ritardo accumulato dai soccorsi. Diversi testimoni, ascoltati su delega del pm Alberto Galanti, hanno confermato il ritardo nell’arrivo dei sanitari. Il boccone che ostruiva la gola del piccolo ha così portato alla mancata ossigenazione del cervello e al successivo coma che dopo cinque giorni ne ha causato la morte.
Gli inquirenti vogliono fare piena luce sul caso e accertare ogni responsabilità. Secondo altre testimonianze, all’arrivo dei soccorsi il bambino era già cianotico e probabilmente i tentativi compiuti in quei venti minuti da mani poco esperte potrebbero aver aggravato la situazione.
I pm stanno anche cercando di stabilire se l’azienda abbia contravvenuto all’obbligo di tenere un punto di primo soccorso nei propri locali. A maggior ragione dopo i resoconto dell’autopsia che ha accertato come un pronto soccorso adeguato avrebbe salvato la vita del bambino.
I genitori, affranti dal dolore, fanno leva proprio su questo particolare: “Un punto di primo soccorso deve assolutamente essere presente in un centro commerciale – ha detto la madre del piccolo, Alessia Vitti -. Non deve più accadere a nessun bambino”. È il secondo caso di questo tipo che si verifica all’interno di un centro commerciale Ikea: a settembre a perdere la vita a Bari fu un bambino di tre anni di nome Giulio. In quell’occasione il bimbo rimase soffocato da un boccone di carne andato di traverso.