C’è un unico colpevole, ed e’ un tecnico, per il buco di bilancio al Comune di Catania, un processo finito in primo grado con la condanna di due giunte comunali e dell’ex sindaco Umberti Scapagnini. Oggi la Corte d’appello di Catnia ha condannato a un anno e otto mesi solo l’ex ragioniere capo del Comune di Catania, Vincenzo Castorina che in primo grado aveva avuto due anni e nove mesi. I giudici di secondo grado hanno invece assolto perché il fatto non costituisce reato i componenti delle due giunte municipali composte dagli ex assessori Francesco Caruso, Giuseppe Arena, Santo Li Gresti, Giuseppe Maimone, Giuseppe Siciliano e Gianni Vasta (condannati in primo grado a due anni e nove mesi) e Filippo Drago, Stefania Gulino, Mimmo Rotella, Salvatore Santamaria, Nino Strano, Mario De Felice e Giuseppe Zappalà (che avevano avuto una pena inferiore di sei mesi rispetto ai colleghi). Non luogo a procedere per Scapagnini, deceduto nel corso del giudizio.
Il processo per falso ideologico per il ‘buco’ in bilancio per centinaia di milioni di euro al Comune si era celebrato davanti al giudice monocratico Alfredo Cavallaro, dopo la decisione del 30 marzo 2010 di archiviazione del capo di imputazione più grave, quello di abuso d’ufficio. Il procedimento prese avvio da osservazioni formulate a suo tempo dai revisori dei conti relativamente al bilancio consuntivo del 2003, sul quale aveva mosso rilievi anche la Corte dei conti. Nello specifico, Umberto Scapagnini e le due giunte municipali di Catania da lui guidate, secondo l’accusa che non ha retto al vaglio della Corte d’appello, falsificarono i bilanci comunali del 2004 e 2005 per “occultare il disavanzo” ed evitare così, oltre al dissesto finanziario, la decadenza e l’incompatibilità da amministratori. Un buco in bilancio colmato con il finanziamento di 140 milioni di euro deciso dal governo Berlusconi e prelevati dai fondi Fas.