A distanza di 25 anni dall’omicidio di Francesco Pepi, commerciante ucciso dalla mafia perché si era opposto al pagamento del pizzo invitando altri imprenditori a fare lo stesso, la polizia è riuscita a scoprire i mandanti e gli esecutori.
Il gip di Caltanissetta ha emesso 12 ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti, tutti già detenuti. Le indagini della squadra mobile hanno anche consentito di individuare gli autori di altri due omicidi e di un tentato omicidio maturati a cavallo degli anni ’90.
I dodici destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare sono accusati, a vario titolo, di omicidio e tentato omicidio aggravati dalle modalità mafiose. Tra loro anche lo storico boss di Cosa nostra Piddu Madonia e Antonio Rinzivillo. Le indagini della squadra mobile hanno infatti accertato che l’omicidio fu eseguito con la diretta approvazione dei vertici di Cosa Nostra, in primis proprio di Madonia. Tra i destinatari dei provvedimenti, oltre a Madonia e Rinzivillo, figurano altre figure storiche della mafia nissena tra cui Alessandro Barberi, 62 anni, al vertice dell’organizzazione operante su Gela, e i fratelli Pino e Vincenzo Cammarata, capi famiglia di Riesi.
I provvedimenti sono stati emessi al termine di una lunga indagine, sostenuta dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, che ha consentito di fare luce su alcuni delitti avvenuti durante la guerra di mafia che si svolse in provincia di Caltanissetta negli anni novanta tra le famiglie nissene e quelle della ‘stidda’ egemone nell’area di Gela.
Oltre ai mandanti e agli esecutori dell’omicidio di Francesco Pepi, al quale nel 2003 il Viminale ha riconosciuto lo status di vittima di mafia, sono dunque stati scoperti i responsabili dell’assassinio di Giuseppe Vaciarca e Gaetano Campione, avvenuti tra il febbraio del 1989 e l’ottobre del 1990, e quelli del tentato omicidio di Rocco Filippo Riggio, tutti soggetti con precedenti specifici. In particolare, hanno ricostruito gli investigatori, l’omicidio di Pepi fu deciso per dare in segnale chiaro: nonostante le cosche fossero in guerra, non sarebbe stato tollerato alcun gesto di dissenso contro il racket e le estorsioni.
I provvedimenti, firmati dal Gip Francesco Lauricella su richiesta dei sostituti procuratori della Dda Onelio Dodero e Stefano Luciani, hanno raggiunto persone tutte già detenute da tempo: il capo di Cosa nostra nissena Giuseppe Piddu Madonia, i boss di Gela Alessandro Barberi 62 anni, e Antonio Rinzivillo, 57 anni, e Salvatore Calcagno 60 anni, Salvatore Burgio, 48 anni, Vincenzo Minardi, 56 anni, Pasquale Trubia, 47 anni, Giovanni Passaro, 58 anni, Pino Cammarata, 61 anni, Vincenzo Cammarata, 56 anni, Francesco La Rocca, 76 anni, e Carmelo Tasca 49 anni.