Questa mattina Papa Francesco “ha approvato una proposta – si legge in un comunicato della Santa sede – sul futuro dell’Istituto per le opere religiose, Ior, riaffermendo l’importanza dello Ior per il bene della Chiesa cattolica, della Santa Sede de dello Stato della Città del Vaticano. È quindi stato comunicato in modo ufficiale che l’Istituto per le opere religiose continuerà “a fornire servizi finanziari specializzati alla Chiesa cattolica in tutto il mondo”.
La banca vaticana era finita sotto l’analisi del gruppo di cardinali chiamati da Papa Bergoglio a riformare la Curia. Per il futuro dell’Istituto il Pontefice aveva fatto tre diversi ipotesi. Una prima in cui pensava la trasformazione della banca in una banca etica, ma già due mesi fa sembrava molto difficile, ed oggi abbiamo la conferma, che potesse essere messa in atto una riforma tanto profonda.
In occasione dell’annuncio della riforma dello Ior approvata da Papa Francesco, il cardinale-prefetto del nuovo superdicastero per l’Economia, George Pell, “ha confermato l’importanza di un allineamento sostenibile e sistematico delle strutture legali e normative della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano con le ‘best practice’ regolamentari internazionali”. Lo rivela la nota della Sala Stampa della Santa Sede diffusa questa mattina. “Una efficace supervisione regolamentare e i progressi raggiunti nella compliance, trasparenza e operativita’ avviati nel 2012 e sensibilmente accelerati nel 2013, sono fondamentali – spiega il testo vaticano – per il futuro dell’Istituto”.
“Ci sono quelli dello Ior: scusatemi, eh! Tutto è necessario, gli uffici sono necessari. Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giu’ e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”. Papa Francesco aveva pronunciato queste parole il 24 aprile scorso durante la messa celebrata alla Domus Santa Marta proprio per i dipendenti della banca vaticana. E l’11 giugno aveva rincarato la dose affermando: “San Pietro non aveva un conto in banca”. Parole non proprio tranquillizzanti sul futuro dello Ior. E dopo lo scandalo seguito all’arresto di monsignor Nunzio Scarano con l’accusa di riciclaggio e al conseguente allontanamento di Paolo Cipriani e Massimo Tulli dalla direzione generale, si era rafforzato il timore (per alcuni la speranza) di una decisione drastica del Papa: la chiusura dell’Istituto delle Opere di religione che tanto ha danneggiato negli ultimi 40 anni l’immagine della Chiesa Cattolica.
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