“Qui a Catania ho visto due scuole in ottime condizioni, in salute ed aperta agli studenti con spazi sportivi esterni aperti anche la domenica e nei giorni festivi”. Lo ha affermato il ministro all’Istruzione, Stefania Giannini, a margine di un incontro all’università del capoluogo etneo. “Quello dell’edilizia scolastica – ha aggiunto – è un obiettivo rivoluzionario, nel senso politico del termine, del governo Renzi. Sono onorata e seriamente motivata a farmene interprete. Va detto che oltre alla parte strutturale delle scuole ci occuperemo di alcuni aspetti riguardanti il rilancio delle politiche educative del Paese”.
“Andare via dal sud al nord non è solo lasciare l’università. A volte è anche un progetto di vita che vede in altre regioni del Paese opportunità migliori perché i ragazzi, giustamente, pensano solo al futuro – ha continuato il ministro – Credo che le università del sud dovranno poter esprimere meglio, di quanto non sia avvenuto sinora, la loro autonomia responsabile, valorizzando quei settori di eccellenza che già hanno, e comunque garantendo una qualità media del tutto competitiva”.
“Credo molto – ha aggiunto – e non solo per il sud, alle specializzazioni territoriali. Un sistema dell’istruzione superiore, ormai per definizione europeo ed internazionale, non può più lavorare su una generalizzazione delle competenze diffuse uguale allo stesso livello dappertutto. Non si può, insomma – ha concluso il ministro – fare tutto, tutti, dappertutto, nella stessa misura. Ci vuole il coraggio che già mettono in campo gli altri Paesi avanzati”.
Il ministro dell’Istruzione ha poi parlato delle prossime Europee. “Per me deve vincere l’Europa – ha detto – e sarà un test non solamente per quale Europa vogliamo ma Europa si, Europa no. Da europeista convinta, credo che l’Europa di oggi deve essere il contesto indispensabile perché si possa ricostruire la centralità di questa parte del mondo nel gioco delle parti della geopolitica internazionale”.
“Siamo 500 milioni di abitanti che rappresentano il 5% della popolazione mondiale che produce il 25% e che consuma il 50% circa – ricorda il ministro – e con questo trend ed una progressiva mancanza di investimenti nei settori cruciali, ovvero, innovazione e ricerca per primi, è difficile immaginare un futuro prospero. Credo dunque che dopo le politiche di carestia necessaria per ricomporre un quadro di bilanci sani il passo successivo immediato debba essere quello di investimenti davvero imponenti nei capitoli della ricerca e della innovazione perché l’Europa deve ritornare alla sua funzione originaria che era centro di pensiero ed innovazione nel mondo”.