Pavel Durov si dimette da amministratore delegato della sua creatura VKontakte.com, il Facebook russo: lo Zuckerberg europeo ha dato il suo (polemico) addio tramite il suo stesso social network e, nonostante ieri, 1 aprile, fosse apparso come un pesce d’aprile, oggi è arrivata la conferma da una fonte vicino alla compagnia al quotidiano Kommersant.
“A seguito di eventi successivi alla variazione della partecipazione di VKontakte nel mese di aprile 2013, – si legge sul profilo di Durov – la libertà del Ceo di gestire l’azienda è stata notevolmente ridotta. Sta diventando sempre più difficile difendere quei principi che una volta erano alla base di questo social network. Dopo mio fratello, che a metà dello scorso anno ha lasciato la carica di direttore tecnico, mi dimetto anche io dalla carica di Direttore Generale di VKontakte. Grazie a tutti gli utenti che hanno sostenuto e mi hanno ispirato questi sette anni. Continuerò a partecipare a VKontakte, ma le posizioni formali , alle nuove condizioni, non mi interessano. Pavel Durov”.
Un modo implicito per dire “Putin ha vinto”: VK.com, che con i suoi 200 milioni di utenti è il social network più usato in Russia, ha recentemente subito delle pressioni dal Cremlino affinché venissero eliminate e bannate le pagine legate al leader dell’opposizione Alexei Navalny.
Nonostante Durov avesse resistito sino alla fine, il suo portale era stato acquisito nell’aprile 2013 per il 48% dalla United Capital Partners, un fondo guidato dal Ilya Sherbovich, membro del CDA della compagnia petrolifera statale russa Rosneft nonché alleato di Putin: proprio a causa di questa acquisizione il Cremlino era riuscito ad avere il controllo sul social network, e Durov, messo alle strette, è riuscito a resistere soltanto un anno.
Ma l’ormai ex CEO aveva segretamente venduto un ulteriore 12% di VK, per la cifra di 400 milioni di dollari, a Ivan Tavrin, amministratore del gruppo telefonico mobile russo MegaFon, compagnia controllata dall’oligarca russo Alisher Usmanov e fortemente influenzata dal Cremlino.
Ma Durov abbandona soltanto una delle sue due creature: il ragazzo di San Pietroburgo è anche il creatore di Telegram, l’app di social messaging che ha conquistato milioni di utenti durante il down di WhatsApp. Ma stavolta, la gestisce dalla Germania per evitare influenze putiniane.