La squadra mobile della Questura di Ragusa ha sgominato un’organizzazione criminale che gestiva un traffico di droga tra l’Albania e la Sicilia. Marijuana, soprattutto, ma anche cocaina, le droghe che venivano smistate nella regione.
Centottanta agenti della polizia di Stato hanno eseguito nel Ragusano, a Roma e a Gioia Tauro un’ordinanza di custodia nei confronti di ventuno indagati, emessa dal gip di Catania su richiesta della Dda della Procura del capoluogo etneo.
Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe avuto collegamenti con la cosca Dominante-Carbonaro, ma a nessuno è contestata l’aggravata mafiosa. Tra i destinatari del provvedimento figurano diversi pastori, che avevano l’abitudine di parlare in maniera criptica per evitare di essere capiti in caso di intercettazioni.
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E così un chilo di marijuana era indicato come ‘un agnello’, che veniva nascosto nelle stalle. Da questo particolare il nome dell’operazione: “Agnellino”. La droga, venduta anche nelle zone Ragusane di Comiso, Scicli e Santa Croce Camerina, secondo quanto emerso dalle indagini della squadra mobile Iblea, permetteva di realizzare un “giro d’affari” da centinaia di migliaia di euro al mese.
Il gruppo aveva la base logistica a Comiso. Le indagini, avviate nel giugno del 2012 dalla squadra mobile di Ragusa, sono state coordinate prima dalla locale Procura e successivamente dalla Dda di Catania. Si sono avvalse hanno di intercettazioni che hanno permesso di ricostruire l’organigramma dell’organizzazione, della quale facevano parte anche due donne, mogli di altrettanti indagati, e il loro modus operandi. Le modalità dello spaccio prevedevano consegne di piccole dosi al domicilio del cliente, o il ritiro della sostanza nelle abitazioni di alcuni degli indagati.
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Addette alla consegna erano proprio le due donne che nascondevano la marijuana in buste per la spesa. La droga arrivava dall’Albania nascosta in auto danneggiate trasportate su carri attrezzi. Nel corso delle indagini la polizia di Stato ha sequestrato oltre 130 chili di marijuana: in panetti da un chilo, la droga era stata sotterrata nell’azienda vivaistica di proprietà di uno degli arrestati. Durante le perquisizioni eseguite la notte scorsa sono stati sequestrati un arma, munizioni e della cocaina. Su decreto della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania la squadra mobile di Ragusa ha anche eseguito il fermo di un altro partecipante all’associazione.
Secondo la polizia ai vertici dell’organizzazione ci sarebbe stato un quartetto composto da Emanuele Firrisi, 67 anni, di Comiso, ritenuto collegato al clan mafioso Carbonaro-Dominante di Vittoria; Antonino Ferrante, 44 anni, di Scicli; e gli albanesi Roland Kalamaj di 38 anni e Armand Hasalla di 41 anni. I due albanesi avevano il compito, il primo di soddisfare le richieste di mercato del territorio ragusano, mentre il secondo si occupava di acquistare direttamente la droga in Albania e di trasportarla in Sicilia. Un ruolo centrale era svolto da due donne arrestate: Bartolomea Arrabito e Rita Cangialosi che svolgevano un lavoro sinergico nella cessione della droga ai rivenditori.
La prima, moglie dell’albanese Roland Kalamaj, dopo l’arresto, ha preso in mano le redini dell’attività illecita; la seconda (moglie di un altro arrestato, Piero Boschi) riceveva precise direttive dal figlio Antonino Ferrante, uno dei capi dell’organizzazione, anche dal carcere durante i colloqui settimanali. Dalle indagini è emerso che il quantitativo di droga trasportato in Sicilia è stato ingente: in una sola occasione vi è stato un carico di 1.200 chili di marijuana, di cui 400 destinati solo alla provincia di Ragusa, il resto a Catania e alle altre province siciliane, per un valore di quasi 20 milioni di euro.
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