“Chiedo scusa ai familiari delle vittime e alle persone offese. Tante volte nel 1995, nel 1998 ho cercato di dire la verità. Ho detto che quelli che mi hanno condotto a mentire sono stati La Barbera, Bo, Giampiero Valenti e Mimmo Militello e mi spiace perché ogni volta devo essere giudicato come il carnefice”. A chiedere scusa ai familiari delle vittime della strage di via D’Amelio è Vincenzo Scarantino, accusato di calunnia nel quarto processo per l’attentato a Borsellino in corso a Caltanissetta.
Scarantino è imputato per il depistaggio dell’inchiesta che ha portato alla condanna all’ergastolo di otto innocenti. Il falso pentito ha ritrattato più volte le accuse originarie sostenendo di essere stato costretto a mentire e a tirare in ballo persone estranee alla strage Borsellino da alcuni poliziotti (come Arnaldo La Barbera, poi morto, Salvo La Barbera, Mario Bo): 4 funzionari di polizia per le sue rivelazioni sono indagati a Caltanissetta. “Ho sempre detto che della strage non so niente – ha aggiunto durante le dichiarazioni spontanee – e che mi hanno indotto a fare le dichiarazioni”.
“Finché avrò ultimo respiro -ha poi precisato – cercherò di difendermi per togliere ogni dubbio della mostruosità che mi hanno addossato”. “Mi hanno distrutto la vita sono 22 anni che non vivo più – ha proseguito – sono chiuso in isolamento e spero in Dio che esca la verità. Sono stato picchiato davanti ai miei figli e mia moglie mi hanno anche puntato la pistola addosso”.