È iniziato questa mattina il processo a carico di Francesco Furchì, l’uomo accusato di aver teso l’agguato che ha portato alla morte il consigliere comunale di Torino, Alberto Musy, il 21 marzo del 2010. Il procedimento giudiziario è mutato da tentato omicidio a omicidio lo scorso ottobre, dopo che Musy, rimasto in agonia per 19 mesi, è morto.
Nell’udienza, in cui è avvenuta la discussione preliminare, Frinchì è apparso visibilmente provato dallo sciopero della fame che l’uomo porta avanti ormai da due settimane e che gli è anche costato il ricovero all’ospedale Molinette di Torino. In aula c’era anche la moglie di Musy, Angelica, parte civile nel processo, che sarà chiamata nuovamente a testimoniare dai legali della difesa.
Difesa che si è anche opposta alla richiesta di perizia psichiatrica per Furchì. L’udienza è stata sospesa e aggiornata a mezzogiorno. “Volevo bene a Musy, non avevo alcun motivo di ucciderlo. I moventi ricostruiti dal pm non sono credibili e non sono io l’uomo con il casco” ha dichiarato l’imputato, accusato di aver esploso sei colpi ai danni dell’avvocato torinese celato sotto un casco integrale. Nell’ultima udienza Furchì si è comunque rifiutato di rispondere alle domande.