Ci sono alcuni segnali che forse stanno facendo riflettere Matteo Renzi in queste ore che separano l’annuncio dall’azione. Da un lato le critiche del presidente del Senato, Piero Grasso e l’ipotesi di un disegno di legge concorrente che prevede una diversa modifica del Senato da parte di un gruppo sostanzioso di senatori Pd. In questo contesto si inquadrano le critiche del ministro della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, che sottolinea come sia inconsueta la presentazione di un disegno di legge di iniziativa governativa sul tema delle riforme costituzionali e incalza sulla necessità di un attento esame parlamentare.
I segnali che in queste ore inducono Renzi a riflettere riguardano l’apparente ‘sfilamento’ del leader di Forza Italia che ai suoi ha dato un mandato preciso: mettere in evidenza le difficoltà ‘interne’ in cui si muove il premier che da segretario nazionale del Pd con Forza Italia ha stretto un patto. E lo fa con un intento che ancora non è ben chiaro ma che ai più maligni fra gli osservatori rievoca l’epilogo del dibattito interno alla Bicamerale retta da Massimo D’Alema finita poi in un evidente nulla di fatto. Oggi tocca al Mattinale, la velina del gruppo parlamentare di Forza Italia, ‘cantarle’ al premier Renzi: “Non accetteremo passivamente la rottura del Patto del 18 gennaio. Posporre l’approvazione della legge elettorale a quella del Senato, significa consegnare la speranza di cambiamento nella palude tiberina e fiorentina”.
“Siccome siamo gente di parola, prima di denunciare formalmente quell’accordo, per evidente mancato rispetto delle clausole da parte di Renzi, è puro buon senso che i protagonisti dell’accordo si incontrino di nuovo. Altrimenti il Paese capirà in che razza di mani dilettantesche siamo finiti a furia di colpi di Stato contro Berlusconi e contro la democrazia”.
“Finora – prosegue ‘Il Mattinale’ – il neo premier è tutto in una frasetta che il ‘Corriere della Sera’ mette oggi in prima pagina. ‘Se non passa la riforma del Senato, finisce la mia storia politica’. Non saremo noi a tagliare la corda dell’altalena su cui si diverte il Presidente del Consiglio, per poi essere accusati di non volere semplificare e tagliare le spese della macchina politica. Non riusciranno a darci la colpa pure di questo, per il comodo della propaganda. E’ il Partito democratico, la sua inconsistenza ideale, il furore di potere che mette uno contro l’altro che determinerà la conclusione fragorosa dello spettacolo di televendite renziane. Questi ‘democrat’ hanno una teoria e una prassi della democrazia ancora più tronche”.
Quindi il gruppo parlamentare di Fi guidato alla Camera dal presidente Renato Brunetta si scaglia contro Renzi e il suo emtourage: “Si sono impossessati dello Stato, a tutti livelli. Non si vergognano di ammetterlo, al punto che una modesta vicesegretaria del Pd, catapultata dalla provincia, si permette di chiedere obbedienza e silenzio alla seconda carica dello Stato in quanto Grasso è stato candidato nella lista del Pd – conclude ‘Il Mattinale’ -. Per questo ci permettiamo di chiedere al Presidente della Repubblica, che pure è la costola del citato partito, un intervento chiarificatore, dove siano posti i limiti del signoraggio di una parte politica sullo Stato. E se deve finire qualche carriera politica, pazienza: ci sono tanti altri mestieri nella vita”.