Sei vittorie consecutive non erano mai arrivate nella storia dell’Atalanta. Il record della società nerazzurra di Bergamo è stato stabilito sabato al termine di Bologna-Atalanta.
Chievo, Lazio, Sampdoria, Inter, Livorno e Bologna, sono cadute una dopo l’altra sotto i colpi dell’armata di Colantuono che sempre più ha i contorni della macchina quasi perfetta.
Adesso l’Europa è lì, a un tiro di schioppo. I nerazzurri hanno così la possibilità di nobilitare una stagione partita non certo nel migliore dei modi. Una vittoria e quattro sconfitte nelle prime cinque partite. Ma a Bergamo hanno mantenuto la calma e hanno lavorato sodo.
E finalmente si raccolgono i frutti di quanto di buono è stato seminato. Denis è tornato il bomber di sempre e finalizza con regolarità quanto costruiscono i suoi compagni; Moralez e Bonaventura si divertono nel ruolo del suggeritore, con il primo impegnato a fare il piccolo guastatore e il secondo in continua crescita, fisica, tattica, tecnica e mentale.
A centrocampo il direttore d’orchestra è Cigarini, un playmaker come pochi ve ne sono nel campionato italiano. Bravo sui calci piazzati e a far girare la squadra come un orologio, deve solo fare in modo di prendere meno cartellini. In porta Andrea Consigli è sempre più una sicurezza e davanti a sé baluardi come Stendardo e Lucchini, per non dimenticare i veterani Yepes e Bellini, garantiscono la giusta copertura.
Una squadra che lascerà sicuramente il segno nel cuore dei suoi tifosi. Come nel recente passato l’hanno fatto altre due Atalanta belle e vincenti.
La prima, nella stagione 1987/88, riuscì a ricostruire velocemente le macerie di una brutta retrocessione dalla serie A nonostante gente come Stromberg, Magrin e Francis in rosa. Il cammino in coppa Italia che nel 1987 li portò a giocarsi la finale contro il Napoli di Maradona concesse a quell’Atalanta leader del campionato cadetto una chance rimasta irripetibile in Italia: la possibilità di giocarsi la Coppa delle Coppe.
Con Emiliano Mondonico in panchina, Piotti tra i pali, Osti e Progna a guidare la difesa, Stromberg e Nicolini a orchestrare a centrocampo, Cantarutti e Garlini di punta, quella splendida Atalanta riuscì nell’impresa di ritornare subito in A e di arrivare fino alla semifinale di quella che era la seconda coppa europea per importanza.
Merthyr Tydfil, Ofi Creta e Sporting Lisbona, crollarono sotto i colpi di quella squadra terribile e sbarazzina. I nerazzurri dovettero arrendersi solo ai belgi del Malines, ai tempi una delle mine vaganti delle coppe europee. Una squadra che poteva schierare il grande Michel Preud’Homme tra i pali e il padre della tennista Kim Clijsters, Leo, a guidare la difesa.
I nerazzurri si resero protagonisti di un’impresa mai riuscita a nessuna formazione italiana. Tre anni dopo, nella stagione 1990/91, un’altra splendida Atalanta riuscì ad arrivare fino ai quarti di finale di Coppa Uefa, cogliendo un decimo posto in campionato e sfiorando un’altra qualificazione europea. La squadra, guidata inizialmente da Pierluigi Frosio e successivamente da Bruno Giorgi, fece vittime illustri in Europa: Dinamo Zagabria, Fenerbahçe e Colonia crollarono sotto i colpi della squadra guidata da Ferron, Progna, Stromberg e Caniggia. L’eliminazione arrivò nello scontro fratricida con l’Inter che poi si avviò a vincere il trofeo.
Quella squadra stabilì anche il record di vittorie consecutive in serie A, cinque, battuto sabato dai ragazzi di Colantuono. Che adesso continuano a sognare: domenica, infatti, all’Atleti Azzurri d’Italia arriverà il Sassuolo. La striscia di vittorie potrebbe quindi allungarsi e la qualificazione all’Europa League potrebbe cominciare a diventare sempre più reale.
Con la benedizione dell’Atalanta più vincente di sempre: quella del 1962/63, vincitrice della Coppa Italia dopo aver battuto il Torino in finale con una tripletta di Angelo Domenghini, futuro eroe dell’Inter di Helenio Herrera.