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Faccia a faccia Bankitalia-Confindustria | Squinzi: “È da eroi fare impresa in Italia”

Faccia a faccia tra il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco e il presidente nazionale di Confindustria Giorgio Squinzi al convegno nazionale di Confindustria a Bari sul tema del “capitale sociale”. “La struttura finanziaria delle imprese italiane è troppo sbilanciata verso l’indebitamento. È un tratto strutturale che dipende anche dalla scarsa propensione delle imprese ad aprire l’azionariato a investitori esteri”, attacca il primo. “Tantissime imprese italiane sono competitive sul mercato globale e questi investimenti e questa visione l’hanno già adottata da tempo”, replica il secondo.

Il numero uno del settore bancario italiano non ha mollato però la presa e ha continuato il suo ragionamento per spiegare come mai la maggior parte delle realtà economiche del settore privato ha dimensioni medio-piccole e gravi difficoltà in termini di innovazioni. “Nel confronto con gli altri principali paesi avanzati – ha detto – alla crescita dell’indebitamento, non è corrisposto un rafforzamento delle capacità delle imprese di sostenerne il costo: il rapporto tra oneri finanziari e margini lordi è progressivamente aumentato”.

“Lo sforzo di cambiamento richiesto ai soggetti pubblici e ai policy-maker deve essere accompagnato da un altrettanto profondo mutamento del settore privato, delle imprese e dei lavoratori”, è l’altro affondo di Ignazio Visco. “La sfida per le imprese è di realizzare il salto di qualità di prodotto e di processo, che le porti a essere più grandi, più tecnologiche, più internazionalizzate – ha aggiunto – cosi’ da agire quali incubatrici di una delle più rilevanti dimensioni di capitale umano: la capacità di innovare”.

Troppo facile, per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che chiede uno stato meno oppressivo nei confronti delle imprese perché “l’Italia è il luogo dove fare l’imprenditore è quasi un gesto eroico”. “In Italia – dice Squinzi – non abbiamo ancora rinunciato a vecchie consolanti rassicurazioni, fondate sul debito e l’imposizione fiscale, su un ruolo dello Stato eccessivo e una burocrazia eccessiva, a difendere certezze ideologiche in materia di lavoro, che i fatti hanno trasformato in precarietà. Non a caso – dice Squinzi – siamo il luogo in Europa dove è più forte una cultura ostile all’impresa. Dove fare l’imprenditore è un combattimento continuo non con il mercato, ma con le vecchie regole della burocrazia, le carte, il fisco. Per fare un’impresa in Italia serve più coraggio che altrove”.

Rivolgendosi al governo, Squinzi rimarca: “Dica finalmente che il capitale sociale si crea nell’impresa e agisca di conseguenza. Avrà così tutto il nostro appoggio”. “La mia Confindustria – ha sostenuto il presidente degli industriali – sta puntando a mettere come esempio per tutto il sistema industriale italiano, aziende innovative, competitive nel mercato globale, aziende che hanno fatto dell’innovazione anche attraverso la formazione del proprio capitale umano, la chiave di competitività del mercato globale”.

Maria Teresa Camarda

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Maria Teresa Camarda
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