Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, intervenuto in occasione delle celebrazioni del centenario della nascita di Guido Carli, suo predecessore alla guida della Banca e preside della Luiss, si è scagliato contro l’immobilismo della politica. Un male che, secondo l’economista, unito con quello della società, rischia di portare il Paese verso il ristagno. Conseguenze diverse e ben peggiori, come lo stesso Visco ha sottolineato, rispetto a quelle scatenate negli anni ’70, segnati da un’inflazione galoppante.
“La nostra economia ha subito una ferita: né l’impulso della spesa pubblica, pur se orientata nelle direzioni più congrue, né l’espansione creditizia, pur se attuata con coraggio, varranno, da soli, a restituirle vigore” ha continuato Visco, che citando Carli ha aggiunto: “Occorrerà che durante un certo intervallo temporale si realizzino incrementi della produttività in modi compatibili con i più progrediti assetti che si mira a stabilire nella vita aziendale e nelle condizioni di lavoro. Se ciò non accadrà saremo costretti ad accettare saggi di sviluppo inadeguati”.
Incoraggianti, per il governatore, i segni di risveglio, ma inutili se non supportati e confermati nel tempo. “La costanza nell’azione riformatrice – ha detto Visco -. Solo affrontando risolutamente i nodi strutturali che hanno frenato l’economia italiana già prima delle recenti crisi, e ne hanno aggravato le conseguenze sarà possibile riprendere un sentiero di crescita robusta e duratura”.
“Siamo scivolati indietro – conclude un governatore della Banca d’Italia piuttosto preoccupato – accumulando ritardi nel cogliere le opportunità offerte dai grandi cambiamenti: la globalizzazione degli scambi e la rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione”.