Ennesimo colpo ai patrimoni della mafia da parte della Direzione investigativa antimafia di Catania, che questa mattina ha eseguito nel territorio etneo e in quello di Messina un decreto di confisca di beni per oltre 2,8 milioni di euro riconducibili a Salvatore Rapisarda, 67 anni, già condannato per mafia, ritenuto dagli investigatori elemento di spicco del clan mafioso Cappello-Pillera, operante nella provincia etnea e con diramazioni nell’Isola.
Il decreto di confisca, emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Catania, riguarda un’impresa individuale e l’intero compendio aziendale di due società di costruzioni edili riconducibili all’uomo. La proposta di sequestro, inoltrata a suo tempo dal direttore della Dia su indagini ed accertamenti patrimoniali svolte dal Centro Operativo di Catania, ha accertato l’assenza in capo all’uomo di risorse lecite ed idonee a giustificare gli investimenti effettuati nel corso degli anni.
I sigilli sono stati apposti ad un’impresa individuale e a due società di costruzioni edili a Catania il cui capitale sociale era stato, secondo l’accusa, “fittiziamente intestato dal soggetto mafioso ai figli”. Le indagini patrimoniali, avrebbero fatto emergere, secondo i magistrati “consistenti profili sperequativi tra i redditi dichiarati e il patrimonio posseduto dagli indagati”.
Rapisarda era cointeressato nella costituzione della società “Rapisarda Costruzioni Srl”, con Antonino Strano Stellario (tramite la moglie), condannato più volte per associazione mafiosa, appartenente al mafioso Pillera-Cappello, che si trova attualmente detenuto per scontare una condanna a 13 anni e 4 mesi emessa in primo grado lo scorso anno dal Tribunale di Catania. Nei confronti di quest’ultimo sempre il Centro Operativo di Catania lo scorso 12 febbraio aveva confiscato beni per oltre 2 milioni di euro, in esecuzione di un analogo provvedimento della Sezione misure di prevenzione del Tribunale etneo.