La squadra mobile di Ragusa ha scoperto una banda criminale dedita alle rapine nelle abitazioni degli anziani. I componenti della banda sono stati arrestati, per loro l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al furto e alla rapina.
Il modus operandi del gruppo criminale si concentrava sulla violenza. Una volta entrati in casa, i rapinatori immobilizavano le vittime e poi si facevano consegnare denaro e oggetti preziosi. Le reazioni al pur minimo gesto di resistenza, i malfattori reagivano con calci e pugni per estorcere il denaro. Dalle intercettazioni ambientali è emerso come la banda fosse particolarmente violenta e priva di scrupoli.
A finire in manette sono stati Angelo Di Gregorio, 44 anni, Salvatore Sacco, 51 anni, Roberto Scollo, 46 anni, Lucia Di Natale, 30 anni, Francesca Giordanella, 43 anni. I cinque erano diventati l’incubo degli anziani della provincia di Ragusa.
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Le indagini condotte dalla Squadra Mobile e dal Commissariato di Vittoria hanno permesso di appurare che dal mese di gennaio 2013 i membri dell’associazione tratti in arresto, decisero di passare dai furti ad esercizi commerciali ed abitazioni alle rapine in casa ai danni di anziani picchiandoli e legandoli per agire indisturbati.
Non temevano nulla, entravano in casa, immobilizzavano gli anziani che dormivano e si facevano consegnare soldi ed oggetti in oro. Quando le vittime opponevano resistenza le picchiavano con schiaffi e calci per farsi dire dove tenevano il denaro; in alcuni casi li hanno legati al letto costringendoli ad aprire la cassaforte ed a consegnare tutto.
Dalle indagini è emerso che Aneglo Di Gregorio ricopriva il ruolo di promotore ed organizzatore, oltre che partecipe alle varie fasi esecutive dei singoli delitti (ben 18 i casi di cui sono sospettati); i reati venivano da lui compiuti unitamente a Roberto Scollo e Salvatore Sacco, quali coadiutori nelle fasi organizzative e materiali esecutori degli stessi reati. Lucia Di Natale e Francesca Giordanella, invece, fornivano il necessario supporto logistico agevolando, tra le altre cose, l’allontanamento dai luoghi degli altri associati. La Giordanella era anche custode della refurtiva, così come degli abiti e delle attrezzature utilizzati durante le rapine ed i furti.
Dall’attività investigativa e soprattutto dalle intercettazioni ambientali è emerso che gli associati agivano con particolare crudeltà nei confronti delle vittime. Il contenuto delle conversazioni mette in evidenza una personalità criminale particolarmente feroce, le loro vittime venivano scelte in modo accurato, più erano anziani e con problemi di salute e meglio era per loro.
Ma la banda era solita commentare e anche vantarsi delle rapine compiute. Il capo della banda asseriva di aver paura di essere arrestato per i reati commessi ma, una sera dopo aver aperto la serranda senza far rumore perché sapevano vi dormisse una “vecchia”, una volta entrati in tre la tenevano ed il quarto rovistava. Sapevano che già c’era l’oro ma quello che cercava per la fretta non sentiva che i tre lo chiamavano perché la “vecchia” sbatteva i piedi, “faceva un bordello” e pensavano arrivasse la Polizia. Subito dopo il racconto commentavano che uno di loro si era fatto prendere dal panico e che non c’era la Polizia e per colpa sua avevano perso un gran colpo, in quanto la vecchia stava per cedere e dire dove teneva l’oro e la cassaforte così si sarebbero “sistemati”.
Ed ancora, nel vantarsi di un furto, uno dei componenti appellava le vittime come due “vecchi babbi” e che lui gli aveva trovato tutti i soldi in tasca, perché questi “scemi” si tenevano tutto addosso. Continuando il racconto il componente della banda narrava che, non contenti, tre di loro prendevano a schiaffi gli anziani coniugi per farsi dire dove si trovava la cassaforte ed anche se lo schiaffeggiavano non parlava il “vecchio”. Sempre per la “prudenza” di uno di loro hanno perso quest’altro colpo, in quanto i vecchi resistevano alle botte e quindi decisero di tornare 15 giorni dopo quando non erano presenti perché visto che i “vecchi” erano malati di sicuro avevano tutto l’oro in casa e lo avrebbero trovato anche senza picchiarli nuovamente.
Anche i racconti delle vittime permettono di rispecchiare la particolare violenza messa in atto dagli autori delle rapine. Uno degli anziani rapinati ha riferito alla Polizia di Stato di aver avuto paura di morire durante le fasi della rapina, in quanto senza che lui avesse opposto resistenza, uno dei componenti della banda travisato con passamontagna ed armato di coltello, dopo aver preso tutto il denaro trovato in casa, lo picchiava con violenti schiaffi al volto per farsi dire doveva custodiva l’oro.