La riunione di questa mattina a Roma con la conferenza delle Regioni e l’Anci presieduta dal premier Matteo Renzi serviva ad illustrare il ddl di riforma del Senato che l’esecutivo di governo ha approntato. Una riunione di confronto preventivo prima del deposito al senato dove comincerà il suo percorso parlamentare.
La presenza alla riunione anche del presidente della regione siciliana, Rosario Crocetta è rimbalzata nelle cronache siciliane come un segno di personale interessamento del premier alle vicende siciliane che ieri si sono arricchite di un elemento politico di grande rilievo: le dimissioni dell’assessore regionale all’Economia, Luca Bianchi.
Renzi che subito dopo il vertice è partito alla volta di Bruxelles per la due giorni della riunione dei presidenti e capi di Stato dei paesi dell’Unione, al massimo potrà avere scambiato due parole ‘a margine’ con Crocetta. Ma potrebbe accadere che di ritorno da Roma, il presidente della Regione torni con grandi novità da proporre agli uomini e alle donne della coalizione che lo sostiene (?).
Prima del rimpasto, nonostante la pesante casella scoperta dell’economia, c’è da scommetterci, Crocetta chiederà di aspettare. Di attendere la definizione delle liste per le europee, di attendere i risultati della tornata elettorale del 25 maggio quando saranno eletti gli eurodeputati.
Un’attesa che serve a Crocetta per misurare con attenzione gli equilibri e magari tirar fuori dal cappello a cilindro una soluzione ideale per sostituzioni anche ‘politiche’ all’interno della sua giunta che gli consentano di non perdere la faccia.
Non vuole politici ‘usati’, insomma il presidente della Regione e per trovare nomi credibili e magari riproporre, più in là, la necessità di un profilo tecnico dei suoi assessori ha ancora bisogno di tempo.
D’altronde la vigilia della presentazione delle liste per le europee è ormai alle porte e in casa Pd alcuni equilibri sembrano ormai decisi: Antonello Cracolici, deputato regionale e presidente della prima commissione affari istituzionali è lanciato verso il Parlamento di Bruxelles mentre nel collegio unico Sicilia-Sardegna l’altro nome, forte e temibile è quello del patron di Tiscali, Renato Soru dato praticamente già per candidato e pure per vincente.
Se come Renzi ha promesso le liste del Pd prevederanno l’alternanza di genere, il secondo posto in lista – al di là del fatto che per le elezioni europee è in uso il sistema delle preferenze – dovrebbe toccare al sindaco di Lampedusa, Giusy Nicolini, più volte indicata da Renzi come candidata a più ruoli – dalla segreteria nazionale fino allo stesso governo – ma ancora mai posizionata.
Buone chance di essere candidato ce le ha anche l’uscente – per aver sostituito a Bruxelles la Barracciu – Giovanni Barbagallo. In questo quadro, Giuseppe Lumia che vuole fare il grande salto dal Senato a Bruxelles, cerca di capire quante chanche ha di rientrare nell’uno-barra-due seggi che scatteranno in Sicilia. E in questo momento, si racconta, che il senatore non sia esattamente tranquillo. E nemmeno Crocetta che conta sull’elezione di Lumia all’Europarlamento per liberare la casella di assessore al territorio del pm Nicolò Marino che andrebbe dritto in Senato a sostituire il parlamentare di Termini Imerese.
Pare infatti che gli accordi con Antonio Presti, secondo nella lista del Megafono in cui è stato eletto Lumia, siano stati presi: il fondatore di Atelier sul mare rinuncerebbe al posto in favore di Marino che lascerebbe il posto in giunta senza per questo sembrare ‘cacciato’ per l’opposizione frontale alle gestione dei rifiuti da parte di Confindustria Sicilia.
Non è da sottovalutare infine l’effetto Genovese sulle elezioni europee: il deputato Pd – autosospeso dal partito e dal gruppo parlamentare dopo la richiesta d’arresto avanzata dal gip di Messina – sarà completamente disimpegnato dal giro elettorale. D’altronde che Genovese sia un ‘portatore di voti’ visto anche il plebiscito di preferenze offerto al premier Renzi in occasione delle primarie di dicembre, è un problema che il Pd del premier ha deciso di non affrontare – almeno pubblicamente – per adesso affidando alla responsabile giustizia della segreteria Alessia Morani l’ingrato compito di ribadire la posizione di assoluta adesione a quanto stabilità la giunta per le autorizzazioni a procedere senza però chiarire se e quando la commissione nazionale di garanzia del Pd affronterà il caso Genovese.