L’equinozio di primavera cade anche quest’anno, per la settima volta, il 20 marzo alle 16:57 del Tempo Universale (ore 17:57 italiane).
È errore comune associare l’equinozio, che deriva dal latino “æquinoctium”, ovvero “notte uguale”, a una data prestabilita, o meglio, a un giorno esatto ogni anno: contrariamente da quanto stabilito inizialmente dal Concilio di Nicea nel 325 d.c. e confermato successivamente da Papa Gregorio XIII nel 1582, l’evento infatti non cade obbligatoriamente il 21 marzo, data che era stata affidata da Gregorio affinché la Pasqua fosse sempre arrivata la prima domenica che segue il plenilunio successivo all’equinozio di primavera.
L’equinozio si basa sull’attraversamento del Sole dell’orizzonte celeste, toccando il così chiamato “punto vernale”, ovvero l’intersezione tra l’eclittica e l’equatore celeste.
Il giorno dell’equinozio di primavera, il Sole, all’equatore, sorge perfettamente a Est e tramonta perfettamente a Ovest, mentre a mezzogiorno si trova esattamente allo zenit. Ulteriore falsa credenza riguarda l’uguale numero di ore tra il giorno e la notte, confutata dal fatto che per effetto dell’atmosfera terrestre, vediamo la luce del giorno da prima che il Sole sorga a dopo che esso è tramontato.
Oggi al Polo Nord comincia il giorno più lungo che terminerà solo fra 6 mesi, a settembre, quando con l’equinozio d’autunno inizierà la lunga notte, i sei mesi di buio prima del futuro equinozio. L’esatto contrario avviene invece al Polo Sud.
L’equinozio di primavera cadrà nuovamente il 21 marzo nel 2102 mentre nel 2044 e nel 2496 sarà il 19 marzo.