Spunta una pista nella ricerca dell’aereo malese MH370, scomparso 12 giorni fa con 239 persone a bordo, due terzi delle quali cinesi. Due oggetti “probabilmente legati al velivolo” sono stati rilevati dai satelliti nell’Oceano Indiano, a circa 2.500 km a sudovest della città australiana di Perth. Lo ha reso noto il primo ministro australiano, Tony Abbott, annunciando che quattro aerei da ricognizione australiani e una nave sono stati deviati sulla zona indicata.
Le immagini dei satelliti, infatti, non sarebbero chiarissime, ma sarebbero le “più nuove e credibili” da quando l’aereo è scomparso, più di dieci giorni fa. “Gli oggetti sono di una certa taglia, scendono sotto la superficie e riemergono. Il più grande sarà di 24 metri. L’altro è più piccolo”, ha detto un responsabile dell’Autorità australiana per la sicurezza marittima, John Young. Uno degli aerei militari australiani, un C-130 Hercules, sgancerà boe marcanti nell’area per assistere il Centro coordinamento salvataggi (CRC) nelle ricerche, che la Malesia ha affidato al governo australiano.
Raggiungere il luogo del ritrovamento è molto difficile e costoso, dunque il primo ministro Abbot ha chiarito che è “la migliore pista che abbiamo, ma è necessario andare sul posto per sapere se vale qualcosa o no”. Le boe “forniranno un riferimento continuo se il compito di individuare gli oggetti sarà protratto”, ha detto Young. Anche una nave mercantile che ha risposto a un appello del CRC dovrebbe arrivare in zona nelle prossime ore.
Alle ricerche del Boeing 777 della Malaysian Airlines partecipano 25 Paesi. Secondo il governo malese, l’aereo è stato dirottato. Adesso ci sono nuove ragioni per sperare in una risoluzione della vicenda, ritiene il ministro dei trasporti della Malaysia, Hishammuddin Hussein, avvertendo però che prima bisogna effettuare tutte le verifiche del caso.