Il presidente russo, Vladimir Putin, ha dato disposizioni per l’approvazione del progetto di accordo per l’annessione della Crimea alla Federazione russa.
La bozza di accordo prevede la formazione all’interno della Federazione russa di nuovi soggetti. Putin ha informato il parlamento russo della richiesta da parte della Crimea di entrare a far parte della federazione. L’iniziativa del capo del Cremlino costituisce il primo passo formale all’annessione di fatto della penisola.
Intanto al Cremlino si fanno i primi calcoli. Il costo dell’assistenza economica russa alla Crimea, in caso di annessione, sarà di 3 miliardi di dollari l’anno. Lo riferisce il quotidiano economico RbcDaily, indicando nel vice primo ministro Dmitri Kozak – appena liberatosi dalla delega sull’organizzazione dei Giochi di Sochi – il possibile responsabile per le politiche economiche che riguarderanno la nuova entità federale.
La regione autonoma della Crimea ha fatto sapere che intende rinunciare alla grivnia, la moneta dell’Ucraina, in aprile. “Sfortunatamente – dice il vice premier della Crimea, Rustam Temirgaliye – ritengo che una circolazione parallela del rublo e della grivnia non funzionerebbe. Noi aderiamo al rublo”.
Ma le ripercussioni potrebbero arrivare anche in Italia. “L’Europa si troverà ad affrontare problemi nelle forniture di gas e prezzi più elevati il prossimo inverno se le tensioni con la Russia comporteranno l’interruzione dei flussi di gas attraverso l’Ucraina. Italia, Austria e Germania del sud sarebbero particolarmente a rischio dato che i loro mercati sono molto esposti al gas russo via Ucraina”. A lanciare l’allarme è stato l’amministratore delegato di Eni, Paolo Scaroni, intervistato dal Financial Times.
“Con una domanda di gas debole e stoccaggi ad elevati livelli – aggiunge l’ad di Eni – il mercato potrebbe assorbire con facilità un’interruzione delle forniture di gas russo attraverso l’Ucraina nell’immediato. Ma un’interruzione il prossimo anno significherebbe prezzi piu’ elevati del gas e indurrebbe l’Europa ad affidarsi maggiormente a forniture di gas russo provenienti da altre vie, come il North Stream nel Baltico. L’Europa sarebbe inoltre vulnerabile a eventuali problemi sulle forniture dall’Algeria e dalla Libia”.
Scaroni aggiunge che “nel breve termine, non sarebbe possibile per l’Europa fare a meno del gas russo. In un periodo piu’ lungo, l’Europa potrebbe limitare la sua dipendenza dalla Russia attraverso lo sviluppo dello shale gas domestico, e attraverso un incremento dell’utilizzo di altre fonti energetiche incluso nucleare e carbone”. Secondo l’amministratore delgato di Eni infine, l’Europa “potrebbe anche acquistare maggiori quantita’ di GNL dagli Stati Uniti, quando gli impianti di esportazione entreranno in funzione, anche se questo potrebbe essere una soluzione costosa”.